SPC: finalmente gli effetti…

3 marzo 2012 Lascia un commento

SPC Music SketchPad

È appena uscito SPC v.2, una delle applicazioni piú interessanti per Android…l’applicazione era già da tempo, insieme a Caustic e a Uloops Pocketband, una delle piú avanzate nel panorama software per questa piattaforma….finalmente, con l’aggiunta degli effetti, fino a 4 contemporaneamente con 4 bus separati, controller xy ciascuno, a scelta fra: Reverb, Delay, Phaser, Distortion, Filter, Chorus, si mette finalmente al passo con le altre applicazioni della stessa fascia. L’interfaccia è stata razionalizzata e resa più gradevole, grazie ad una barra orizzontale iconizzata che aiuta a velocizzare il passaggio tra le varie  sottopagine, soprattutto in modalità verticale per tablet, in cui due schermate orizzontali standard vengono incolonnate in un unica visualizzazione….nella versione precedente si rischiava di perdere l’identità delle singole sottoschede, erano meno caratterizzate. Il trend di aggiungere gli effetti sembra stia finalmente serpeggiando tra le applicazioni per Android…era il caso di smuoversi dalla situazione stagnante in cui era rimasto immerso il software audio per questa piattaforma. Adesso manca ancora il midi, l’automazione, i controller, e poi si può iniziare a ragionare seriamente su una possibile competizione in campo audio con iOS. Quindi bene, bravi, ma ancora non è il momento di sedersi…

Qualche info dal sito dello sviluppatore: http://www.mikrosonic.com/spc
Alcuni sample pack aggiuntivi: http://www.tmikrosonic.com/spc-scenes

spc icon

Categorie:Android

Korg Kaossillator: virtual vs real

4 febbraio 2012 Lascia un commento

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Ho comprato il Kaossilator giallo, quello con i suoni del Radias, ormai diversi anni fa (vedi questo articolo), e devo dire che tra tutte le periferiche portatili a pile che ho poi accumulato nel tempo (uno su tutti il Monotron), resta tutt’oggi quella che ha avuto un utilizzo piú concreto…la qualità dei suoni, la loro varietà, la possibiltà di registrare loops e sovraincidere piú layer con preset diversi, la meravigliosa capacità di fare undo se si sbaglia ad improvvisare durante la registrazione, ed infine l’arpeggiator ottenuto con un gate ritmico impostabile su pattern diversi, tutte caratteristiche che rendono il Kaossillator vincente tra le device della stessa fascia di prezzo (es. Korg Monotribe).
Recentemente, per un costo molto inferiore rispetto al Kaossillator hardware, ho acquistato anche iKaossillator, la versione virtuale realizzata da Korg come app per iOS, con tanto di funzione Wist (Wireless Sync-Start Technology) e AudioCopy/Paste.

 

ikaossilator_version-2

 

Intanto la disposizione dei controlli é solo lontanamente imparentata con quella della ‘cosa vera’. I colori dell’interfaccia richiamano piuttosto quelli della versione Pro del Kaossillator, tutto nero con i pulsanti colorati.

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In definitiva, a parte lo spazio di controllo touch yx, logicamente molto simile in tutte le versioni della device, i due strumenti più che essere uno il corrispettivo virtuale dell’altro sono piuttosto l’applicazione di una stessa idea con modalità profondamente diverse. iKaossillator é essenzialmente piú manovrabile nella miscelazone delle voci disponibili. La funzione di solo e mute dei singoli canali risulta particolarmente utile, e non trova un equivalente nella periferica hardware…se risulta necessario modificare solo una delle voci, basta selezionare il colore ad essa associato e reimpostare il preset e le note con il touch pad…nel Kaossilator vero si puó fare tutt’al piú undo dell’ultimo layer aggiunto, ma non piú di questo: non è possibile risalire alle voci registrate inizialmente per sostiuirle o modificarle…
Altro punto a favore della versione virtuale é sicuramente l’archiviazione dei loop prodotti, anche perché la versione hardware non ne dispone affatto: la sola memoria presente è quella volatile con cui la macchina lavora in real time, e l’unico modo per salvare il proprio lavoro é campionare direttamente l’output con una device esterna…
Ed ancora: con la versione virtuale si puó cambiare preset ad una frase appena registrata, cosa del tutto impossibile nello strumento ‘vero’ in cui le frasi vengono catturate direttamente come flusso audio già renderizzato e non piú modificabile. Dallo stesso loop multitraccia si potranno quindi produrre infinite variazioni, ciascuna con un set diverso di sonorità. Il pad di controllo di iKaossilator tiene inoltre una traccia visiva dei movimenti prodotti con le dita sul touch screen: questa caratteristica risulta particolarmente utile per cogliere subito a prima vista come é stato prodotto effettivamente il loop, e tramite il colore, a quale voce appartiene tra quelle disponibili.

Ma uno strumento musicale é in prima istanza il suono che produce, e in questo campo tra la cosa vera e la versione virtuale non c’é proprio gara…ecco perchè il mio mostrino giallo costa 15 volte di piú dell’app per iOS. Non scordiamoci che il synth ‘vero’ contiene un loop recorder che garantisce infinite sovrascrittre sound on sound, mentre la versione virtuale offre solo 5 voci in contemporanea. La memoria volatile del synth hardware può essere utilizzata anche in modo alternativo, raddoppiando così il numero di battute disponibili per il loop recorder (Modalità double lenght loop) si otterranno in questo modo loop di due battute invece della singola disponibile di default all’accensione del dispositivo (ma rinunciando cosí all’undo).
Ma la prova definitiva per uno strumento musicale è quella della resa in registrazione.
Registrando qualcosa con entrambe le periferiche e poi riascoltando, la differenza parlerà da sola, senza bisogno di ulteriori elucubrazioni. La versione virtuale é di alto lvello, con una buona interfaccia di controllo, una generosa selezione di suoni ed effetti, ampie possibilità di editing, ma per una produzione vera offre sonorità troppo standard (non é ne’ Animoog ne’ Sunrizer, per intendersi). Se ne coglie subito la similitudine con l’equivalente hardware: si intuisce che alla Korg hanno tentato di riprodurre fedelmente la wavetable del Kaossillator (a suo volta ripresa dal ben piú costoso Radias), ma l’effetto globale é meno riuscito, non così sorprendente, piú allineato con ciò che si produce con altre app dello stesso ambito (mi viene in mente iMaschine di Native Instruments, MetaDJ di Sound Trends, DopplerPad di Retronyms, ma anche TNR-1 della Yamaha o Aurora della 4Pockets…sebbene piú tradizionali, offrono in realtà possibilità molto simili).

Cosa é cambiato nel mondo Android?

6 gennaio 2012 6 commenti

 

Uloops Pocketband

 

Quando ormai diverso tempo fa ho acquistato la prima periferica Android, il panorama del software per fare musica per questo sistema operativo era abbastanza limitato.

Attualmente ho a disposizione varie periferiche con Android con le quali fare le mie valutazioni: un paio di tablet (Packard Bell Liberty Tab con HoneyComb 3.2.1 e uno ZT180 ‘cinese’ con Android 2.2), e un telefono (LG Optimus con Android 2.1), e ho potuto quindi verificare personalmente come la situazione generale nel campo delle mobile app orientate all’audio stia iniziando gradualmente a decollare.

Intanto ULoops, il programma piú completo (da sempre) ha cambiato nome (Uloops PocketBand) e finalmente tipo di licenza, adesso quando lo si acquista é in forma definitiva, il prezzo che si paga non é piú solo una subscrption fee semestrale al termine della quale l’applicazione torna in versione demo….Resta il fatto che senza una connessione, Uloops PocketBand non si avvia nemmeno, e questo é un fatto abbastanza ‘fastidioso’.

 

Rd3 HD

 

Seconda applicazione che ha avuto uno sviluppo molto interessante negli ultimi mesi é Rd3: adesso in versione per Tablet si chiama Rd3 HD, le bassline sono diventate 2, si é aggiunto un delay e anche la drum machine a campioni puó essere processata dagli effetti. L’interfaccia é stata adattata perfettamente ai tablet, e quando si dispone la device verticalmente, le due bassline, la drum machine e gli effetti si dispongono in rack, proprio come in Rebirth. Rd3 HD esporta naturalmente verso la sua applicazione ‘compagna’, creata dallo stesso sviluppatore:

 

Spc

 

Spc, davvero spettacolare, finalmente mette in luce le possibilità di questo sistema operativo. Si tratta comunque di campioni, non di sintesi virtuale, ma in questo caso le funzioni sono davvero molte e ben fatte, ed anche la UI. Una schermata iniziale con 16 pad, che riproducono ognuno un loop di tipologia diversa. Impostando la modalità di editing si puó entrare all’interno dei singoli pad e modificarli; i pad possono essere costituiti da:

loop campionati e divisi in sezioni (come i rex files di Recycle) su cui é possibile fare lo scrambling delle diverse porzioni in modo rapido e non distruttivo, oppure da

preset melodici da utilizzare con l’apposita keyboard, o ancora

sample percussivi one shot disposti su una griglia tipo drum machine etc.

All’interno dell’applicazione c’é tutto il necessario per editare i campioni, i punti di loop, la modalità di stop/play dei pad. I campioni, nelle ultime versioni, possono essere caricati da qualunque posizione della device, non é piú necessario mantenerli nelle sottocartelle dell’applicazione.
 

Caustic 2

 

Altro grande programma per Android é Caustic, uno studio integrato con vari tipi di synth, una drumachine, mixer, effetti e sequencer completo di automazioni: tra poco sarà aggiornato alla versione 2, con moltissime novità che lo rendono di fatto una ragione valida per comprare un tablet con Android. Tra tutte quelle disponibili per questo sistema operativo, è sicuramente l’applicazione che si avvicina di più, per interfaccia e tipo di funzionalità, alle app analoghe per iOS (Nanostudio, Rythm Studio, Tabletop, FruityLoops HD, MusicStudio, iSequence, Meteor), anche se per ora non ha acquisito la stessa maturità.

Le device dello studio virtuale di Caustic possono essere concatenate liberamente (categorie tra cui scegliere: va subsynth, pcm synth, bassline, drumachine a campioni, mixer con effetti, sequencer) e organizzate in song esportabili facilmente come wav, ogg e midi.
Con il nuovo update tutte le device avranno anche una modalità a pattern, ulteriormente modificabili con un sequencer standard a piano roll. L’automazione dei parametri, invece, puó essere registrata in real time già da un paio di release. Tra le nuove applicazioni per Android, Caustic è sicuramente la migliore, quella da cui é lecito aspettarsi di piú.

 

Electrum-Reloop

 

Poi va sicuramente ricordata l’accoppiata Reloop – Electrum Drum, un multitraccia a loop (tipo Acid) il primo, e una drum machine a campioni la seconda, che peró tratta i loop e li mette a tempo per mezzo del titolo del file, in cui deve venir indicata la velocità in bpm perchè la sincronizzazione funzioni. Nelle ultime release si sono aggiunti gli effetti (delay e distorsion) a completare le molte altre funzioni presenti già dalle prime versioni (editing della forma d’onda, export audio e midi, possibilità di intonare i campioni).

 

Supreme MPA

 

Una nuova dimensione più professionale e credibile è stata data anche ad Supreme MPA, applicazione rimasta in beta per quasi un anno, e finalmente pubblicata in versione completa con song mode integrato. L’interfaccia é quella tipica a pad (simile a spc), c’é anche una keyboard per pitchare i campioni. Ogni loop puó essere costituito da 12 tracce diverse, combinabili tra di loro in vari modi. MPA é essenzialmente un sequencer live, non esiste un interfaccia di editing di quello che si é registrato, semmai si possono quantizzare le performance durante il live recording secondo varie grate ritmiche (quarti, ottavi, sedicesimi) e nel caso si sbagli la performance, si può fare undo.

Dopo aver composto i loop di 12 tracce, questi potranno essere mixati tra di loro in song mode mettendone fino a 4 contemporaneamente (12×4=48 tracce in contemporanea). La song risultante potrà essere renderizzata come file wav. Grande difetto dell’applicazione é quello di non avere una preview realtime in song mode: per sentire ció che si é creato é necessario esportare il file e poi ascoltarlo con un player esterno.

 

GSt

 

Un’altra drum machine si é fatta notare per la presenza di molte funzioni ed effetti: GSt.

L’interfaccia é un po’ caotica, poco accattivante, ma la grande presenza di effetti e la possibilità di automatizzarli per step consentono di raggiungere risultati di una complessità insperata su Android. Io credo che l’interfaccia in una applicazione sia molto importante: ormai ce ne sono molte a disposizine e non ha piú senso ripiegare su un programma che non offra al contempo funzioni avanzate e UI di qualità.

Ed ancora, gli ultimi nuovi arrivati che fanno ben sperare per il futuro.

 

Audiotool Sketch

 

Qualche settimana fa avevo scritto proprio sulle pagine di MusicaMiniMax di una workstation online fatta completamente in tecnologia flash, Audiotool, di qualità davvero sorprendente. Ebbene, il software online é fruibile anche su Android, se equipaggiato con l’ultima versione del plugin Flash (11), ma non é sicuramente cosí fluido come lo sarebbe un’applicazione istallata localmente. Proprio per questo, gli stessi autori di Audiotool hanno creato una versione per Android senza l’uso del plugin Flash: Audiotool Sketch, pur se limitata, è comunque di qualità decisamente alta rispetto alla media. Una bassline, due drumachine (una 909 e una 808) piú un mixer con Delay e selettore di pattern. Per ora si possono solo salvare i banchi di pattern creati, e l’applicazione ha principalmente una vocazione live, ma prevedo che gradualmente si aggiungeranno moltre altre funzioni e device.

Oltre ad Audiotool, ho recentemente scoperto altri due sequencer per Android appena usciti sul market, entrambi basati su campioni, si tratta di:

 

MixxMachine

 

MixxMachine Studio: una loop machine con automazione di volume e pan, track roll a matrice (come Fruity Loops), preset sonori costituiti da multicampionamenti ed export in wav e midi delle song prodotte, e

 

Zquence

 

Zquence: un sequencer multitraccia con effetti (delay, reverb, compressore, equalizzatore etc.) e possibilità di fare il freeze dei pattern, trasformandoli da frasi midi in loop audio.
Se fosse possibile caricare suoni custom, sarebbero davvero due ottimi sequencer: questo sicuramente accadrà a breve…anche se per vie traverse, già da adesso si riescono a caricare suoni personalizzati (meno male! I pochi suoni compresi nella dotazione iniziale sono davvero miserelli…).
Per essere allo stesso livello di programmi analoghi per iOS, o anche di Pocketband o Caustic per lo stesso Android, manca ancora la possibilità di registrare tutti i parametri dell’automazione. Considero questa funzionalità lo spartiacque principale tra un sequencer serio ed uno ‘meno’.

 

Grüvtron

 

Per concludere, un tool portato da iOS, Grüvtron, che permette di registrare arpeggi su loops ritmici, con un filtro per ottenere l’effetto sweep…su iOs è un’applicazione molto bella e creativa…su Android ancora non l’ho provata, ma a giudicare dai commenti degli utenti, pare che abbia qualche problemuccio, una scarsa compatibilità con diverse device, e generalmente meno funzioni della versione per iOS

Proprio questo ci introduce alle conclusioni inevitabili di questa review: le applicazioni audio per Android sono migliorate molto dall’uscita della versione 3 del sistema operativo, concepito appositamente per i tablet, ma siamo ancora abbastanza distanti dai risultati incredibili raggiunti su iPad-iPhone in campo audio… se avete già un tablet Android, potete finalmente usarlo in maniera convincente per suonare, ma se invece dovete ancora acquistarne uno e avete intenzione di suonarci veramente, scegliete un iPad…è come se le periferiche iOS fossero avanti qualche di anno rispetto a tutta la concorrenza presente attualmente sul mercato….

Categorie:Android

Griff, Bahjis Loop, Microbe, Sunvox…are free!

16 dicembre 2011 Lascia un commento

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Fino a pochi anni fa, volendo trattare l’ambito della mobile music su periferiche non specificamente dedicate alla musica, ci si doveva per forza riferire a Windows Mobile e Palm.
Non c’erano ancora le iDevice a cui siamo abituati oggi! Lo stato dell’arte in questo ambito era rappresentato da una manciata di applicazioni audio che costituivano il core di un ipotetico studio mobile su palmare.
L’errore piú comune che si fa é quello di pensare che prima di iOS non ci sia stato niente di serio.
Personalmente, ritengo che invece i developers ancora non si siano allontanati troppo dai risultati che già si potevano ottenere alcuni anni fa con Griff e Bahjis Loop
Sulla generazione precedente di palmari l’interfaccia grafica era abbastanza ridotta, non c’era il multitouch, mancava il midi (solo in Griff, ma non l’ambitissimo midi clock per ottenere la sincronia con un sequencer esterno) ma per tutto il resto, i programmi erano cosí ottimizzati che riuscivano a funzionare correttamente anche su un processore Strongarm a 200 mhz (oggi nei ferri da stiro ci mettono di meglio!), e senza per questo rinunciare proprio a niente: multitraccia, synth virtuali, loopmachine, efx stomper, vocoder, virtual studio completi. Ci volevano magari dei tempi piú ‘comodi’ per cose come il rendering, ma si riusciva a fare comunque tutto quello che facciamo oggi con Android 3 o con l’iPad.
In verità é sempre accaduto: ci riuscivo anche con Windows 3.1 e cubase 1.07, pilotando un sampler Akai via midi per le traccie audio e diversi expander Roland e uno Yamaha per i suoni….il sistema nell’insieme era sicuramente meno comodo da gestire di un moderno portatile con Cubase e i Vsti, e ancor meno rispetto ad un iPad, ma il suono globale che si riusciva ad ottenere dagli strumenti musicali ‘veri’ era un’altra cosa…
Con un palmare WindowsMobile con processore almeno a 400mhz, acquistabile a pochi euro su Ebay, é perció possibile suonare ancora oggi in modo splendido: non mancano certo le applicazioni per farlo, e quelle migliori sono diventate tutte gratuite!
Non sono ancora free i gioiellini di 4Pockets, solo Meteor per Windows versione desktop, scaricabile direttamente dal sito ufficiale di 4Pockets…attenzione! anche se completa,12 piste audio con effetti etc., l’applicazione ha le stesse dimensioni della versione per palmare, 320×240.

Piú nel dettaglio, sul fronte Windows Mobile:
Griff e tutti i plugin (sia effetti che synth) sono diventati gratuiti da poche settimane: visitate planetgriff.com per scaricare e registrare l’applicazione e tutti i pacchetti aggiuntivi (tra effetti, synth e suoni, i pack da scaricare sono moltissimi, e sparsi nel sito senza un preciso senso logico, fate attenzione a scaricarli tutti finché resteranno disponibili).
Oltre a Griff, per PocketPC é inoltre tuttora disponibile:
Milky Tracker: tracker di seconda generazione con implementazione completa degli effetti XM, l’equivalente dello storico FastTracker2 per PC, completamente gratuito su milkytracker.org. Negli ultimi tempi, Milky Tracker é uscito in versione gratuita anche per Android, lo potete scaricare direttamente da Android Market.

Sul fronte Palm, che insieme a Windows Mobile é l’altro illustre scomparso dell’ultimo periodo, potete scaricare gratuitamente dal sito chocopoolp.com sia
Microbe (l’equivalente di Rebirth, ma con alcuni effetti aggiuntivi), che l’incredibile
Bahjis Loop, una delle applicazioni piú complete in assoluto in questo campo, disponibile con tutti i relativi plugin (circa una dozzina).
PsyTexx 2, un ft2 clone di seconda generazione simile a Milkytracker per ppc, dello stesso sviluppatore di:
Sunvox, disponibile su warmplace.ru in forma completamente gratuita sia per Windows Mobile che per PalmOS5. In quanto a complessità questo tracker modulare non scherza, e riesce a garantire una qualità sonora incredibile anche su una periferica sensibilmente meno potente delle attuali. Sullo stesso sito, sia per Windows Mobile che per PalmOS5, é possibile scaricare inoltre:
PixiTracker, da pochi giorni in versione rinnovata a 16bit e addirittura per iOS (gratuita, ma solo per qualche giorno ancora, su Appstore: affrettatevi a scaricarla, non credo che resterà free per molto!).

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Oltre a Griff e Bahjis Loop ricordo volentieri in questa occasione una serie di applicazioni ormai introvabili (ma nemmeno troppo!):
Phoenix Studio: 3 synth programmabili, una drum machine a campioni, mixer, effetti, sequencer con automazioni, difficile da trovare nella sua full release completa di renderer in formato wav per windows desktop. Non sono riuscito a rintracciare il sito dello sviluppatore: pur trovando dove scaricarlo su internet, non saprei se sia davvero il caso di considerarlo free.
PocketJam: l’esatto equivalente di Rebirth 1, due bassline e una drumachine a campioni, effetti, automazione dei parametri registrabile live proprio come la storica applicazione di Propellerhead, ma con in piú con un comodissimo editor pianoroll per i due synth e un altro a matrice per la batteria: sebbene ormai l’applicazione sia gratuita da anni, il sito dello sviluppatore da cui scaricarla e registrarla non é piú online da diverso tempo.
Synthrax: synth/sequencer molto particolare, impiega oscillator e modulator a campioni, forme d’onda ‘disegnabili’ letteralmente live, effetti, sequencer a pattern con pianoroll, automazione – il programma sarebbe anche in questo caso gratuito da anni, ma il sito dello sviluppatore, finished.nl, dal quale era possibile ottenere il codice seriale per registrarlo, non é piú online da qualche mese.
Z4music: sequencer a matrice simile a Fruity Loops per desktop, funziona con sample in formato wav standard, anche se privo di effetti e sintesi…puó essere utilizzato in modo semplice ed efficace come una loopmachine, sul tipo di acid, live etc. caricando loops completi invece che singoli suoni strumentali variati come pitch… proprio per questo l’applicazione include una particolare modalità live che permette di impostare finemente il tempo/tono del campione per sincronizzarlo in modo accurato. Il programma non é comunque ancora diventato free.

Categorie:Mobile Studio

OMAC, WIST e Background Audio: le nuove mete su iPad

29 novembre 2011 Lascia un commento

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Qualche tempo fa la possibilità di connnettere il mio cavo usb-midi al CCK dell’iPad mi sembrava già di per sé una conquista da sogno. Qualche mese prima, il Line 6 Midi Mobilizer mi aveva deliziato oltremodo permettondomi di connettere l’hardware midi tradizionale, collezionato per anni, e di farlo collaborare concretamente con le app iOS che avevano aderito allo standard e avevano implementato la porta midi 3rd party. Con l’acquisto del secondo iPad, l’affermazione definitiva del CoreMidi e la possibilità di connettere le due periferiche tra di loro, all’inizio via cavo (utilizzando da una parte il Line 6 Midi Mobilizer, dall’altra il Camera Connection Kit) e successivamente tramite un network wifi midi, mi avevano permesso di destinare le due porte fisiche delle device agli altri miei strumenti elettronici: finalmente un solo grande sistema midi ibrido, in parte hardware, in parte software (la bassa latenza del software ormai lo permette).
Ma quello che é accaduto negli ultimi mesi é stato il passo definitivo che ha consacrato davero l’iPad come periferica concepita principalmente per fare musica. Nessun’altro tipologia di applicazione su iPad é riuscita a sfruttarne cosí profondamente le risorse hardware… Verrebbe quasi da scrivere frasi come: l’audio é la sua funzione ‘naturale’, é stato ideato apposta…ed infatti dovrebbe far riflettere la presenza del CoreMidi già da diverse release. In realtà, CoreMidi insieme a CoreAudio, sono le uniche funzionalità davvero ‘verticali’ in iOS, le sole con un grado di complessità da ‘vero’ sistema operativo.
E adesso, per giunta, su iOS é iniziata l’era del virtual midi ….

La Open Music App Collaboration (OMAC), è l’alleanza degli sviluppatori iOS che hanno ideato un sistema per far dialogare le applicazioni audio/midi tra di loro (sullo stesso iPad, ma anche su iPad diversi). Oggi, dopo una fase iniziale di startup e di stabilizzazione degli standard, finalmente stanno raccogliendo i frutti del loro lavoro.
Tutto questo è possibile perchè gli sviluppatori hanno individuato un modo per inviare segnali midi da una applicazione iOS all’altra, come anche le regole secondo le quali queste applicazioni devono comportarsi, per esempio disabilitando l’audio engine di una delle due per liberare il processore.
Un musicista iOS può finalmente combinare synths, sequencers, controllers, e sperimetare in modo creativo connessioni finora inedite.
Forse è sbagliato entusiasmarsi troppo per questa nuova possibilità, potrebbe sembrare una conquista minore passare i dati midi da una applicazione all’altra, invece è davvero l’inizio di tutto se si vuole davvero fare dell’iPad una device per fare musica a livello pro. Un po’ quello che è successo a suo tempo con i vstinstruments: in quel caso però tutto accadeva dentro a Cubase, che funzionava come ambiente virtuale, nel caso dell’OMAC, invece, è iOS ad agire da ambiente comune.
Il virtual midi per iOS trova tuttavia il suo paragone piú calzante con l’interfaccia audio software ‘Jack’ presente nelle varie distro Linux con vocazione musicale (es. Agnula).
Anche in quel caso, infatti, per tutto ció che riguarda audio e midi ci si appoggia ad un sottosistema (Jack, appunto) e ad esso fanno riferimento tutte le applicazioni istallate per le necessarie interconnessioni virtuali.

Oltre ad OMAC, su iPad c’è anche WIST (Wireless Sync-Start Technology), il nuovo standard collaborativo di casa Korg che permette di far partire in sync due o più applicazioni (tra quelle che aderiscono allo standard) su periferiche iOS distinte.
La trasmissione del segnale di sync tra device è garantità dal bluetooth. Oltre alle app di casa Korg, il numero di applicazioni che aderiscono a questo standard è in continuo aumento: in questi giorni ad esempio è diventato compatibile Addictive Synth, mentre lo erano già da tempo Tabletop, Rebirth, Arctic Synth, NLog, Bassline etc.

Perchè tutte queste tecnologie siano in grado di funzionare cooperativamente è necessario che tutte le app mantengano il loro focus ‘sonoro’ anche in backrgound.
Quando un synth ha la capacità di funzionare in background e dispone di una qualsiasi implementazione midi, tramite l’utilityMidibridge‘ (6.99 €) sarà possibile connetterlo senza difficoltà a qualunque altro standard midi tra quelli disponibili su iOS (CoreMidi, Line6 Midi Mobilizer, Network Wifi Midi), anche se nativamente non previsto dall’applicazione.
Un esempio concreto: SampleTank per essere pilotato da un controller midi esterno ha bisogno della suo connettore dedicato, Midirig, prodotto dalla stessa IK Multimedia, altrimenti ci si dovrà limitare alla sola tastiera touch.
Con l’utility MidiBridge invece sarà possibile controllare SampleTank tramite Coremidi, oppure con Line 6 Mobilizer
Ma va ribadito che perché il ‘miracolo’ funzioni é essenziale che l’applicazione non interrompa il suo flusso audio/midi quando in background.
Non si tratta quindi solo di funzionare in multi-tasking, ma piuttosto di condividere l’hardware audio/midi. La possibilità di riprodurre background audio ha proprio questo scopo: permettere a varie applicazioni di accedere cooperativamente agli I/O dell’iPad. Questo tipo di funzionalità ‘avanzata’ ha bisogno di risorse e potenza di calcolo, si tratta in definitiva di eseguire piú applicazioni contemporaneamente: per questo é chiaramente piú indicato un iPad 2, ma se si presta particolare attenzione alla gestione del multi-tasking si possono ottenere discreti risultati anche su iPad prima versione.

Categorie:iOS devices

Alesis iO Dock per iPad: audio e midi in una sola periferica

15 novembre 2011 22 commenti

Ho deciso di utilizzare le schede audio/midi compatibili iOS acquistate fin qui (Line6 Midi Mobilizer, ION Mixmeister, iMic e  altre periferiche di tipo usb compatibili con CCK etc.) solo con il mio iPad prima versione, e comprare invece una nuova docking station audio/midi per il mio iPad 2: Alesis iO Dock….La Dock fornisce un set completo di collegamenti, con tutto il necessario per ottenere una qualità audio professionale, preamplificazione microfonica in Classe A e alimentazione Phantom per microfoni a condensatore, controlli separati per il gain del segnale in ingresso e registrazione a 24bit.

Questo il set di connessioni disponibili:

Ingressi
2 input XLR-1/4″ (TRS bilanciati): Ognuno dei due ingressi bilanciati TRS fornisce un controllo per il gain e l’alimentazione Phantom per microfoni a condensatore; gli ingressi possono essere usati singolarmente, come mono input, in modalita diverse selezionabili liberamente per ognuno dei due ingressi (guitar, bass, mic, line), oppure combinati in un unico segnale stereo.
Tramite un selettore a pulsante è possibile attivare il Direct Monitoring, che permette di ascoltare l’audio in entrata senza i ritardi standard dovuti alla latenza.

1 input midi DIN pentapolare, lo stesso formato midi standard presente negli strumenti musicali veri e propri

1 input midi usb: to host, unisce in una sola connessione usb sia input che output midi verso un pc o un mac…non è invece compatibile con le attuali periferiche midi usb quali controller e simili, perchè il connettrore midi usb non è alimentato

1 input per pedale d’espressione (FootSwitch), che può essere usato anche come controller buleano start/stop utilizzabile in associazione con uno dei sequencer coremidi disponibili attualmente su appstore

Uscite
2 output 1/4″ (TRS bilanciati): ogni uscita possiede un controllo indipendente per il volume.

1 output 1/4″ (cuffia): l’uscita della cuffia, tramite il selettore del Direct Monitoring, permette di alternare tra l’ascolto del segnale in ingresso non processato (nessuna latenza) e quello risultante dall’elaborazione audio (quindi con una seppur minima latenza)

1 output video RCA (composito): un’uscita video standard per collegare la Alesis iO Dock alla TV, al proiettore o al monitor del computer

1 output midi din pentapolare (vedi quanto scritto per l’input midi pentapolare)

1 output midi usb (to host, vedi quanto scritto per l’input midi usb)

La docking station possiede un proprio firmware (attualmente alla versione 1.05) che permette di mantenere aggiornata la periferica al variare delle funzioni del sistema operativo o della piedinatura del connettore dock dell’iPad, rendendola di fatto un investimento duraturo nel tempo (a differenza di altre periferiche audio/midi più economiche senza un firmware interno aggiornabile: ho verificato che spesso, in occasione delle major release del sistema operativo, molti degli accessori diventano di fatto inutilizzabili).
Compatibile anche con iPad prima versione, permette l’utilizzo di iPad 2 grazie ad un distanziatore che adatta perfettamente le dimensioni del vano ad incastro del dock.
Alesis IO Dock non è propriamente uno strumento portabile, visto che non dispone di una propria alimentazione a batterie, ma questa scelta del costruttore è giustificata dall’alto assorbimento elettrico della Phantom Power per microfoni a condensatore (48 volts).
Compatibile con una grande quantità di applicazioni audio/midi attualmente disponibili su appstore, risulta particolarmente interessante in congiunzione con Midibridge (6.99 €), che permette di collegare tra di loro i vari standard midi presenti attualmente nell‘iPad: CoreMidi (lo standard iOS utilizzato dagli output pentapolari presenti nel dock), Line 6 Midi Mobilizer, iRigMidi, midi wifi network (networked CoreMidi), usb midi tramite CCK.
Alesis iO Dock è senz’altro lo strumento idoneo per finalizzare le proprie produzioni audio/midi, iniziate magari ‘on the go’ con altre periferiche più portabili (ma meno fedeli): se con la musica fate sul serio, non potete farne a meno…

Categorie:iOS devices

La guerra dei synth su iOS

30 ottobre 2011 5 commenti

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Da quando sull’iPad il Coremidi ha sancito definitivamente la vocazione musicale della device, si sono avvincendate su AppStore molte app dedicate espressamente alla sintesi sonora.
All’inizio erano un po’ dei giocattoloni, ma gradualmente si sono trasformate in veri synth (vari tipi di sintesi) con implementazione midi di tutto rispetto.

Dato che quelli davvero eccezionali si contano sulla punta delle dita, vale la pena di ricordarli velocemente per chi volesse orientarsi nella scelta.

In questa selezione non ho volutamente incluso tutti quei synth, ormai davvero molti, che hanno un’interfaccia sperimentale, spesso orientata alla performance: sono di per sé molto interessanti, una delle vere novità dell’iPad, dato che riescono a garantire una espressività del tutto inedita per uno strumento elettronico ‘moderno’, ma non rientrano tuttavia nello spettro d’analisi della presente indagine. L’esclusione é motivata dal fatto che questa tipologia di generatori resta al confine tra varie categorie di strumento: controller/synth/sample player/effetto/vocoder e quindi merita una collocazione propria.

E non ho voluto nemmeno inserire quelle app che si propongono come veri e propri studi integrati completi.  Al loro interno ci sono spesso dei synth eccezionali, ma sono solo una parte di un tutto più complesso.

Quindi non includeró Nanostudio, Music Studio, Beatmaker2, iSequence, Fruity Loops HD, ma nemmeno i meravigliosi strumenti Korg, forse i migliori nel panorama dell’iPad, o Rebirth e Tabletop, Rythmn Studio e Synthstation, Aurora e Meteor, iSyn Poly e Sunvox….(e questi sono solo alcuni, i migliori secondo me, ma la lista potrebbe diventare davvero lunga, volendo).

Quelli elencati a seguire, invece, sono a mio avviso i veri campioni della categoria ‘traditional synth‘: l’emulazione visiva, tattile e sonora di quello che i synth ‘veri’ sono stati nella realtà ‘fisica’ degli ultimi anni (pre-iPad):

NLog Pro: sintesi di tipo analogica-virtuale, probabilmemte quello con la storia piú lunga su iOS insieme a MiniSynth Pro, molte versioni prima per ipod/iphone, fino a quella ‘definitiva’ per iPad con Coremidi. Le possibilità offerte sono molte, si possono creare pattern con il sequencer interno, registrare frasi per poi esportarle con audiocopy, e salvarle praticamente in tutte le estensioni piú diffuse (midi, wav, formato proprietario). Naturalmemte non manca l’arpeggiatore. La qualità del suono é eccezionale, l’interfaccia curatissima e ben equilibrata (molto retró). La grande quantità di controlli disponibili, caratteristica di solito apprezzabile, costringe l’utente a muoversi continuamente tra le diverse schermate del synth: tali schermate sono raggiungibili solo dalla schiera di ‘bottoncini’ posti in alto, nel bordo superiore del pannello: forse, se i bottoni fossero stati un po’ più grandi, e soprattutto più sensibili al tatto, sarebbe stato più ‘naturale’ navigare da una schermata all’altra (è l’unico difetto a mio avviso veramente ‘rilevante’).

Sunrizer: tipo di sintesi analogica-virtuale, con le stesse SuperSaw presenti nello storico Roland JP-8000, é stato accolto da tutti come il campione del suo genere, ed ha infatti sorpreso piacevolmente con suoni superiori, definitissimi. Ma il panorama di questo tipo di applicazioni è in continuo divenire, e su AppStore sono seguiti rapidamente altri ‘campioni’, come ad es. Arctic Keys e Animoog. Come in tutti gli altri synth di questa categoria uno step sequencer / arpeggiatore interno permette di creare frasi complete, che vengono poi suonate sulla tonalità della nota premuta. Si possono registrare frasi in diretta e salvarle come file, oppure esportarle verso altre applicazioni all’interno dell’iPad con AudioCopy. L’interfaccia di questo synth ha fatto subito tendenza, e persino la 4Pockets l’ha scelta per i Virtual Instruments del suo multitraccia audio Meteor.

Animoog: tipologia di sintesi analogica virtuale classica incrociata con la sintesi vettoriale, ovvero tramite Anisotropic Synth Engine (ASE), un synth realizzato per lo storico marchio che ha segnato lo sviluppo del sintetizzatore come strumento musicale…appena uscito su appstore, entra di diritto nella categoria synth tradizionali, sebbene la keyboard utilizzata in questa versione non sia di tipo ‘standard’ (una tastiera a sensori a forma di diapason, con scala tonale selezionabile a priori). Le capacità espressive sono incredibili, il suono può essere controllato in molte delle sue sfumature, agendo sui sensori tonali dinamici ma anche sul display a fosfori verdi in cui viene rappresentata graficamente la sintesi sonora. La user inteface, ricca di schermate e di strip a scomparsa, farà comunque sentire a proprio agio gli amanti dei synth classici. Offerto a prezzo speciale per i primi giorni (0.79 €), è subito balzato in testa alle classifiche superando persino Garageband (per diverse settimane). Attualmente staziona al secondo posto della classifica di categoria. Vale veramente la pena, se non sapete quale scegliere, iniziate intanto con questo….

Addictive Synth: tipologia di sintesi a 6 wavetable dinamiche, il synth è prodotto dalla stessa software house che anni fa pubblicò lo storico VSTi Virsyn. Addictive Synth possiede le stesse caratteristiche ‘jolly’ dei synth che lo precedono in questo elenco (ovvero phrase seq, arpeggiator, loop recorder etc), ma offre anche il morphing tra le sue wavetable ed uno step sequencer/arpeggiator più completo ed articolato. Proprio grazie alla presenza di questo step sequencer/arpeggiator, riesce a spaziare dai textured pad alle synth line ritmiche e pulsanti. Attraverso un’icona raffigurante due dadi si potranno randomizzare a piacere tutti i parametri presenti. La dotazione di preset è già particolarmente generosa: uno spazio di controllo yx aiuta ad allargare ancora di più la tavolozza espressiva offerta dal synth. Naturalmente CoreMidi, AudioCopy/AudioPaste e File Sharing via iTunes.

Artic Keys: tipologia di sintesi analog modelling, il synth, appena uscito, gode già di una discreta fama; interfaccia molto densa e rifinita, dotazione completa in linea con i colleghi piú maturi, midi cooperativo (ovvero puó controllare/suonare insieme ad altri synth sullo stesso iPad, o su iPad diversi nella stessa wifiLan). Ha un phrase sequencer/arpeggiator per automatizzare note e controllers, oltre naturalmente ad un loop recorder con AudioCopy/AudioPaste. Lavora in tandem con una drum machine della stessa software house, Molten Drum, anche se ormai i sofware che aderiscono allo standard OMAC, come anche il WIST o il Wireless Networked CoreMidi, aprono di fatto nuove strade creative nella collaborazione audio/midi tra applicazioni e device.

Alchemy Synth: tipologia di sintesi vettoriale mista (additiva, sottrattiva, granulare, campioni), dalla Camel Audio ecco un altro synth davvero spettacolare, dall’interfaccia utente innovativa (sempre ‘traditional‘, con tastiera e potenziometri da spippolare). I preset, condivisi con la versione desktop (come accade con Crystal XT), sono costituiti da frasi o campioni emessi da 8 sources contemporanee: attraverso il touch screen ci si potrà muovere ‘vettorialmente’ tra le 8 sorgenti sonore. La versione gratuita offre già in partenza una vasta selezione di preset: dopo essersi registrati nel sito dello sviluppatore sarà possible scaricare gratuitamente un banco di suoni addizionale. Dato che i preset contengono al loro interno 8 sorgenti sonore ciascuno, molti nuovi timbri possono essere ricavati giocando con il grande controller vettoriale che campeggia nel centro del display. Oltre a questo, c’è un looper di frasi ritmiche con una discreta selezione di loop preconfezionati. Se la versione gratuita non è abbastanza, si potrà allora acquistare la versione full, che permetterà di condividere preset con l’applicazione desktop in modo da creare banchi di suoni aggiuntivi (invece di acquistarli raggruppati in pack tematici come inapp purchase).

MiniSynth Pro: tipologia di sintesi sonora analogica virtuale, UI molto particolare (simile in qualche modo a NLog Pro, in legno, ma ancora più retrò), suoni molto analog oriented, mini sequencer interno, arpeggiator, loop recorder and player, implementazione midi completa, AudioCopy & AudioPaste, export wav e midi….tutto l’armamentario standard offerto degli altri synth della categoria, almeno dai migliori. Il suono, molto ruvido e incisivo, risulta orientato esclusivamente all’emulazione dell’analogico. Proprio in questi giorni è uscita l’ultima release con midi migliorato.

BS16i: tipologia di sintesi sonora wavetable (soundfonts) con implementazione midi completa secondo lo storico standard Creative/Emu. IL modulo sonoro è in realtà la versione per iPad del VSTinstrument Bismark16, uno dei primi VSTi di tipo soundfont player. Sono inclusi gli effetti base del midi (reverb, chorus), e la catena di sintesi tipica delle soundfont, risulta completamente automatizzabile via midi (sia Line6 Midi Mobilizer che Coremidi). Il modulo sonoro offre inoltre un midiplayer interno (purtroppo il player non accetta o emette segnali di sync), e quindi caricando una sf2 con la corretta mappatura GM/GS (anche di alta qualità, con campioni molto grandi), si riescono a riprodurre perfettamente i file midi in formato standard.

Epic Synth: tipo di sintesi sottrattiva orientata all’emulazione dei synth anni ’80, mi ricorda molto i suoni del mio korg poly800 di allora…l’interfaccia è molto realistica ed intuitiva, anche in questo caso c’è l’arpeggiatore, un’implementazione midi abbastanza completa, alcuni effetti basici (3 tipi di chorus). Essenziale nei controlli, offre dei suoni al primo ascolto non proprio indimenticabili…ho però verificato in prima persona che spesso i suoni ‘densi’ e ‘complessi’ utilizzati come demo di un synth, non sono altrettanto adatti al tessuto complesso di una song ‘vera’.  In questo caso invece, i preset di EpicSynth, seppur poco accattivanti al primo ascolto, si integrano perfettamente all’interno di una song, e hanno una resa splendida quando ‘circondati’ dal resto del groove. Il Coremidi e il supporto per Line6 Midi Mobilizer completano la dotazione dello strumento.

CrystalSynthXT: più tipi di sintesi (sottrattiva e FM), semi-modulare, si basa anche su wavetable di tipo soundfont. L’unico synth tra quelli elencati che esce un poco dagli schemi, almeno per il controller a ‘chiocciola’ su 2 ottave, CrystalSynthXT proviene da una versione desktop con una lunga storia alle spalle: per questo mi é sembrato doveroso includerlo, anche se volendo essere pignoli non é proprio di tipo standard. Tramite una serie di inviluppi è possibile creare complessi soundscapes e pattern ritmici molto variegati. L’utilizzo di una wavetable permette inoltre di spaziare dai suoni tipici di un sampler a quelli di solito offerti da un synth (nella wavetable, infatti, si possono usare indifferentemente campioni di grandi dimensione con un proprio inviluppo ‘naturale’, come piccole porzioni d’onda usate come oscillatori, e quindi messe a loop e scolpite con l’inviluppo ADSR proprio del synth). La versione gratuita, perfettamente funzionante, non offre però nessuna implementazione midi. Solo la versione XT, a pagamento, offre tutte le funzioni midi necessarie per un uso ‘pro’, sia in entrata che in uscita.

DXi: tipo di sintesi FM, o Modulazione di Frequenza, come lo storico DX7 della Yamaha, ovvero operatori che si modulano a vicenda secondo complessei calgoritmi di sintesi. I synth come il DX7 hanno sempre offerto grandi possibilità sonore e hanno per questo caratterizzato il suono degli anni 80, ma in realtà sono meno semplici da utilizzare rispetto ad un synth analog standard (di quelli normalizzati, naturalmente: oscillatore, filtro, modulazione, inviluppo): in questo caso, grazie al touch screen, si riesce a muoversi anche meglio tra gli elementi tipici della sintesi FM. In DXI inoltre sono stati aggiunti: un multi-effetto (filter/delay), un sequencer a pattern e un controller xy per gli effetti e i pattern del sequencer. I preset possono essere esportati in formato testuale ed inviati per email. CoreMidi ed un pratico loop recorder/player completano la dotazione di questo synth FM con le altre funzionalità tipiche della categoria.

Dovendo individuare i miei personali ‘vincitori’ tra quelli elencati, io opterei probabilmente per Animoog (espressività) o per Sunrizer (qualità sonora), seconda posizione per Addictive, pari-merito con Arctic Keys e Alchemy Synth, poi i piú tradizionali Nlog pro, Minisynth Pro, Dxi, etc.etc.

Per tutti i curiosi che ancora non si sono avvicinati a questo tipo di applicazioni, vi invito a provare almeno Alchemy Synth, che nella sua versione base é completamente gratuito pur essendo ricco di una ottima libreria di suoni e loop ritmici (dopo la registrazione nel sito dello sviluppatore, si potrà scaricare un ulteriore banco di  preset).
Lo stesso vale anche per Crystal (versione ‘non’ XT, senza midi), gratuito e ancor piú ricco di preset.
Se vi convinceranno in versione free, lo faranno ancor di piú in edizione full: in definitiva i prezzi sono molto bassi se confrontati con un synth hardware con caratteristiche e implementazione midi analoghe.

 

Categorie:iOS devices

…ed ecco i virtual instruments su Meteor per iPad

10 ottobre 2011 Lascia un commento

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Pochi giorni fa 4Pockets ha chiesto dalle pagine del suo sito cosa gli utenti si aspettassero dall’imminente aggiornamento di Meteor per iPad…le risposte sono state di vario genere, ma molti hanno espresso il desiderio di poter disporre di generatori sonori virtuali, per usare il midi già presente in Meteor in modo più immediato (fino ad oggi lo si poteva utilizzare solo per eventuali device midi esterne, tramite Camera Connection Kit).

E finalmente eccoli, i Virtual Instruments, un pack aggiuntivo acquistabile a 8.99 € come inapp purchase dopo l’aggiornamento alla nuova versione 1.2.

Chi non avesse acquistato precedentemente il Midi Editor (è indispensabile per utilizzare i Virtual Instruments), potrà comprare adesso i due pack insieme a 11.99 €.

Nel Virtual Instruments Pack ci sono: un synth analogico, un campionatore multisample e una batteria elettronica a campioni.

I tre strumenti hanno una interfaccia molto simile a Sunrizer (ex Horizon) sia come colori che come forma dei potenziometri.

Synth Analogico: offre ua completa catena di sintesi VCO1-VCO2-VCF-LFO-VCA, arricchita da un Delay finale con controlli separati Left-Right. Il primo dei due oscillatori, il VCO1, permette inoltre di aprire un pannello aggiuntivo per impostare una Custom Waveform con settaggio dettagliato delle armoniche. I suoni spaziano tra diversi generi, e in certi casi sono particolarmente interessanti (ad esempio il preset Cascading Notes, o Computer World).

Campionatore multi-sample: appena acquistato il pacchetto di strumenti, nello stesso menù a tendina dal quale si accede allo Shop Online, apparirà una nuova voce in basso: il download di preset per il campionatore. Sarà possibile scaricare subito un pack gratuito di 64 suoni di alta qualità.

Il sampler non è solo un semplice player (ovvero un rompler) perchè, oltre a caricare file wav, è possibile registrare nuovi suoni in diretta.
Un pannello aggiuntivo permetterà di impostare il volume in entrata, registrare ed infine editare graficamente la forma d’onda appena registrata.

Sul sito 4Pockets ci sono diverse schede audio usb elencate come compatibili (quindi non solo per registrare gli audio track, anche per i campioni del sampler).
Ho provato Meteor sia con iMic (box ultra-portatile e con la possibilità di monitoring diretto, in vendita a pochi € negli Apple Store) che con Ion Mixmeister (qualche € in più, senza monitoring diretto ma molto più professionale nel risultato concreto). Nessuna delle due schede é tra quelle elencate nel sito 4Pockets, questo dimostra che la compatibilità di Meteor è veramente ampia.

Le registrazioni potranno essere indifferentemente mono o stereo (solo mono con il microfono interno).

I campioni potranno essere assegnati ad una porzione definita di keyboard, piú porzioni adiacenti potranno essere definite in uno stesso preset, ogni zona con il suo campione specifico, in modo da riprodurre fedelmente i fantastici suoni multi-sampled disponibili per il mio campionatore Akai.

Allo stesso modo, sarà possibile creare layer diversi, stratificando su una stessa nota più campioni contemporaneamente.

I suoni potranno essere infine modificati tramite un inviluppo ADSR, e passati dal Delay.

Drum machine: sono presenti tutti i principali kit delle batterie elettroniche più famose. Sono disponibili 12 pad multitouch.
Premendo un pad per più di due secondi si aprirà una finestra di dialogo, che, proprio come nel sampler, permetterà di caricare un file wav o registrare un campione ex novo. Ogni suono potrà essere controllato individualmente in quanto a volume e panorama.

In questo caso, al posto del Delay c’é un equalizzatore a tre bande, a cui si aggiunge un Bit-Cruncher, capace di ridurre progressivamente il numero di bit per ottenere un effetto lofi.

la novità dei Virtual Instruments rende di fatto Meteor il primo ambiente virtuale completo per iPad….in realtà in questi giorni sono state aggiunte le tracce audio anche in Music Studio (lo stesso vale per Fruity Loops HD, che condivide con Music Sudio lo stesso engine audio, e che infatti pubblicherà l’update analogo tra pochi giorni), ma l’esosa abitudine di fornire i preset per i vari Synth solo come pacchetti a pagamento (quindi niente campioni custom, solo tracce audio – questo non vale per FL HD, che permette di caricare file in formato .instr prodotti con la versione per windows) e soprattutto l’inefficace metodo di routing degli effetti, collocano Music Studio (e quindi Fruity Loops HD) molto indietro rispetto a Meteor.

Come ciliegina finale, insieme al nuovo Virtual Instruments Pack è stato aggiunto un ulteriore effetto (un Phaser), che arricchisce così la già fornitissima dotazione di plugin… ovvero un completo sistema di routing del segnale di Meteor, con 3 mandate ausiliarie, 3 effetti in insert per ciascuno dei 12 canali, effetti da applicare ‘live‘ alle registrazioni in ingresso, ed effetti globali Master, che insieme permettono di fare tutto quello a cui siamo abituati su piattaforma professionale più tradizionale (Cubase, Logic, Sonar etc.).



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Soundation, Myna & Audiotool: make your music online

20 settembre 2011 Lascia un commento
Anche se un argomento un po’ trasversale, volevo segnalare alcune applicazioni in flash, completamente gratuite, che vi permetteranno di produrre musica di tutto rispetto avendo a disposizione solamente un browser equipaggiato con il plugin della Adobe (quindi niente iOS, dato che ancora nella versione 4 e succ. non c’è modo di riprodurre file in formato flash).

Non si tratta come si potrebbe pensare di strumenti limitati, c’è proprio tutto quello che serve per produrre brani completi, dalla parte musicale alle tracce vocali e audio in generale.

Non ci sono più scuse, quindi, quando non abbiamo disponibili software appropriati ma dobbiamo necessariamente produrre della musica…oppure se le idee musicali continuano a rimbalzarci nelle meningi senza uno straccio di DAW con cui fissarle: basterà aprire il browser e digitare l’indirizzo di Avyary Myna (http://www.aviary.com/online/audio-editor), e tramite l’uso di piste audio con effetti e una loopmachine (Aviary Roc, si apre direttamente da Myna tramite il bottone Beats), potremo creare una brano completo di qualità medio-alta.

Se poi vogliamo proprio esagerare, e oltre alle piste audio e alla loopmachine a campioni, vogliamo usare synth virtuali di vari modelli, drum machines, effetti e automazione dei parametri, basterà allora digitare l’indirizzo di Soundation (http://www.soundation.com/studio), e voila! Ecco un altro strumento online pronto a soddisfare tutte le necessità…

Per quelli che ancora non fossero soddisfatti, vale allora la pena di farsi un giro con calma negli Hobnox AudioTool (http://www.audiotool.com/app), ed ecco siori l’equivalente di Reason (con interfaccia più simile a Tabletop, a dir proprio la verità)….una UI mozzafiato (richiede l’ultimissimo flash player su browser Pc/Mac), completa di tutto quello che ci si potrebbe piuttosto aspettare da un software ultra-blasonato e non certo gratuito.

Nulla ci vieta infine di usare i tre software insieme, esportando ad esempio loops da Audiotool per poi mixarli ed effettarli in Myna o in Soundation…e nemmeno dobbiamo necessariamente limitare l’utilizzo di questi tools sul notebook o sul fisso…su un tablet con Android Honeycomb (3.0), almeno Myna e Soundation funzioneranno benissimo, anche se purtroppo non farà altrettanto il più articolato Audiotool … sarà probabilmente necessario aspettare alla prossima uscita del plugin Adobe (UPDATE! E’ uscito flash player 11…per maggiori dettagli, leggi la nota a fine articolo*).

Ma ricordate, i sintetizzatori virtuali sono anche in Soundation, e non sempre risultano meno elaborati di quelli di Audiotool (vedi ad esempio il synth The Wub Machine), quindi, anche solo con il tablet, avrete comunque tutto il necessario per produrre musica di buona qualità.

* Con la precedente versione del flash player, la 10.3,  Audiotool mosta un “errore imprevisto” nella fase di caricamento iniziale: con Flash Player 11 il caricamento va a buon fine e viene finalmente mostrata la schermata di selezione del template, con 3 modelli pre-definiti ed uno vuoto. Scegliendo uno dei template predefinti, al termine del caricamento apparirà di nuovo il messaggio di “errore imprevisto”, come nella 10.3, ma selezionando invece il template vuoto, Audiotool si avvierà normalmente e permetterà di lavorare  come su laptop (il test è stato fatto su Adroid Honeycomb 3.01 , ma potrebbe funzionare anche con altre versioni del sistema operativo, sempre che sia possibile aggiornare il flash player alla nuova versione 11).
Ho potuto verificare che nel caso specifico di Audiotool la schermata di errore iniziale è dovuta alla minore quantità di Ram disponibile nel Tablet rispetto ad un laptop, per cui caricando progetti complessi con più synth virtuali (che pesano più che altro sul processore) e contemporaneamente molti campioni e/o piste audio, l’applicazione esaurirà inevitabilmente la memoria disponibile. Partendo invece da un template vuoto, si riusciranno a caricare senza problemi 4/5 device, alcuni effetti e il banco mixer ‘centroid’,  (secondo la tipologia di device/effetto, il carico globale sulla device potrà variare considerevolmente).
Per salvare, caricare ed esportare le proprie composizioni con Audiotool sarà comunque necessario registrarsi nel relativo sito, tuttavia la registrazione è completamente gratuita.
Anche se Tabletop su iPad è più performante e fluido, Audiotool è invece molto più completo e articolato come funzioni, ma soprattutto come sequencer…le similitudini tra le due applicazioni sono comunque davvero sconcertanti.
In realtà, mi pare di per sé significativo che Audiotool sia online già da diversi anni, mentre Tabletop è stato pubblicato su iPad solo da qualche mese…
 
 
 
Categorie:Mobile Studio

Beatmaker 2 universal update…

24 agosto 2011 Lascia un commento

beatmaker 2

Finalmente, battendo questa volta Nanostudio sui tempi (l’update per iPad di NS uscirà entro la fine del 2011), è uscita la versione Universal di Beatmaker 2.
L’aggiornamento non è stato proprio semplice, visto che Intua in prima battuta ha fatto uscire una versione 2.1 malfunzionante (almeno su iPad con 3g, che dovrebbe essere la periferica di riferimento per lo sviluppo su iOS): la UI non si adattava alla device, i caratteri erano troppo piccoli e disallineati, gli oggetti grafici spesso fuori posto…in poche parole: inutilizzabile.
Su iPad ‘non’ 3g, invece, l’update funzionava correttamente.
Intua
è corsa subito ai ripari, pubblicando un nuovo update a pochissimi giorni di distanza (la versione 2.1.1) che ha finalmente risolto tutti i problemi riscontrati con la 2.1.
Trovo un po’ scandaloso che una Software House come Intua, che si vanta da anni di produrre l’unica applicazione professionale per iDevice, se ne esca su Appstore con un’aggiornamento nemmeno debuggato su tutti i modelli di iPad…e non si tratta di una applicazione da pochi centesimi, ma di una di quelle con prezzo medio-alto…possibile che siano stati così avventati da non accorgersi dell’errore?
La nuova versione aggiunge il midi, l’automazione dei controllers (tutti! non solo quei pochi inclusi fino ad ora) e tanti altri piccoli dettagli che rendono Beatmaker 2 realmente migliore di quanto non fosse stato fino ad oggi.
Si è cercato di allontanarsi dal modello di riferimento (Nanostudio)…un semplice esempio: il modulo synth (farei meglio a dire il rompler, dato che BM2 non ha dei veri synth virtuali come quelli presenti in NS) adesso non ha più il pannello per i ‘Settings‘ con modalità di scorrimento verticale (appunto come quelli di Nanostudio), ma si è preferito ricorrere ad una interfaccia a tab, quindi con logica di navigazione orizzontale.
In linea generale, sono di questo tipo le modifiche all’interfaccia che Intua ha voluto inserire per allontanare definitivamente il sospetto di plagio nei confronti di Nanostudio (senza, a mio avviso, riuscirci affatto).
BM2 è comunque uno dei migliori e più completi disponibili attualmente per iDevice, e, anche se non è magico come NS, si lascia lo stesso apprezzare per le sue numerosissime caratteristiche.
Queste, nel dettaglio, le caratteristiche nuove più rilevanti:

  • Mixer esteso, con possibilità di selezionare un bus effetti alternativo (ne possono essere creati a piacere)
  • tutti i parametri possono essere automatizzati tramite interfaccia grafica di tipo piano roll
  • CoreMidi tramite Camera connection Kit
  • Migliorata la qualita dell’export in formato midi, includendo nel file anche i vari CC

Se avete un iPad a disposizione e volete uno strumento abbastanza completo per fare musica, ma quel giorno la pagina di Nanostudio su Appstore, disgraziatamente, non vi si apre più, optate allora pure per BM2 (oppure, ancora meglio, aspettate che la pagina di NS torni disponibile)….

Probabilmente, quando anche NS diventerà universal (entro la fine del 2011), non sarà più necessario fare confronti con BM2:  la superiorità di uno dei due software rispetto all’altro sarà evidente anche per chi di solito si ferma alla superficie…

beatmaker2

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