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Korg Kaossillator: virtual vs real

4 febbraio 2012 Lascia un commento

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Ho comprato il Kaossilator giallo, quello con i suoni del Radias, ormai diversi anni fa (vedi questo articolo), e devo dire che tra tutte le periferiche portatili a pile che ho poi accumulato nel tempo (uno su tutti il Monotron), resta tutt’oggi quella che ha avuto un utilizzo piú concreto…la qualità dei suoni, la loro varietà, la possibiltà di registrare loops e sovraincidere piú layer con preset diversi, la meravigliosa capacità di fare undo se si sbaglia ad improvvisare durante la registrazione, ed infine l’arpeggiator ottenuto con un gate ritmico impostabile su pattern diversi, tutte caratteristiche che rendono il Kaossillator vincente tra le device della stessa fascia di prezzo (es. Korg Monotribe).
Recentemente, per un costo molto inferiore rispetto al Kaossillator hardware, ho acquistato anche iKaossillator, la versione virtuale realizzata da Korg come app per iOS, con tanto di funzione Wist (Wireless Sync-Start Technology) e AudioCopy/Paste.

 

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Intanto la disposizione dei controlli é solo lontanamente imparentata con quella della ‘cosa vera’. I colori dell’interfaccia richiamano piuttosto quelli della versione Pro del Kaossillator, tutto nero con i pulsanti colorati.

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In definitiva, a parte lo spazio di controllo touch yx, logicamente molto simile in tutte le versioni della device, i due strumenti più che essere uno il corrispettivo virtuale dell’altro sono piuttosto l’applicazione di una stessa idea con modalità profondamente diverse. iKaossillator é essenzialmente piú manovrabile nella miscelazone delle voci disponibili. La funzione di solo e mute dei singoli canali risulta particolarmente utile, e non trova un equivalente nella periferica hardware…se risulta necessario modificare solo una delle voci, basta selezionare il colore ad essa associato e reimpostare il preset e le note con il touch pad…nel Kaossilator vero si puó fare tutt’al piú undo dell’ultimo layer aggiunto, ma non piú di questo: non è possibile risalire alle voci registrate inizialmente per sostiuirle o modificarle…
Altro punto a favore della versione virtuale é sicuramente l’archiviazione dei loop prodotti, anche perché la versione hardware non ne dispone affatto: la sola memoria presente è quella volatile con cui la macchina lavora in real time, e l’unico modo per salvare il proprio lavoro é campionare direttamente l’output con una device esterna…
Ed ancora: con la versione virtuale si puó cambiare preset ad una frase appena registrata, cosa del tutto impossibile nello strumento ‘vero’ in cui le frasi vengono catturate direttamente come flusso audio già renderizzato e non piú modificabile. Dallo stesso loop multitraccia si potranno quindi produrre infinite variazioni, ciascuna con un set diverso di sonorità. Il pad di controllo di iKaossilator tiene inoltre una traccia visiva dei movimenti prodotti con le dita sul touch screen: questa caratteristica risulta particolarmente utile per cogliere subito a prima vista come é stato prodotto effettivamente il loop, e tramite il colore, a quale voce appartiene tra quelle disponibili.

Ma uno strumento musicale é in prima istanza il suono che produce, e in questo campo tra la cosa vera e la versione virtuale non c’é proprio gara…ecco perchè il mio mostrino giallo costa 15 volte di piú dell’app per iOS. Non scordiamoci che il synth ‘vero’ contiene un loop recorder che garantisce infinite sovrascrittre sound on sound, mentre la versione virtuale offre solo 5 voci in contemporanea. La memoria volatile del synth hardware può essere utilizzata anche in modo alternativo, raddoppiando così il numero di battute disponibili per il loop recorder (Modalità double lenght loop) si otterranno in questo modo loop di due battute invece della singola disponibile di default all’accensione del dispositivo (ma rinunciando cosí all’undo).
Ma la prova definitiva per uno strumento musicale è quella della resa in registrazione.
Registrando qualcosa con entrambe le periferiche e poi riascoltando, la differenza parlerà da sola, senza bisogno di ulteriori elucubrazioni. La versione virtuale é di alto lvello, con una buona interfaccia di controllo, una generosa selezione di suoni ed effetti, ampie possibilità di editing, ma per una produzione vera offre sonorità troppo standard (non é ne’ Animoog ne’ Sunrizer, per intendersi). Se ne coglie subito la similitudine con l’equivalente hardware: si intuisce che alla Korg hanno tentato di riprodurre fedelmente la wavetable del Kaossillator (a suo volta ripresa dal ben piú costoso Radias), ma l’effetto globale é meno riuscito, non così sorprendente, piú allineato con ciò che si produce con altre app dello stesso ambito (mi viene in mente iMaschine di Native Instruments, MetaDJ di Sound Trends, DopplerPad di Retronyms, ma anche TNR-1 della Yamaha o Aurora della 4Pockets…sebbene piú tradizionali, offrono in realtà possibilità molto simili).