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Archive for the ‘iOS devices’ Category

Korg Volca Sample e le sue app

21 marzo 2015 Lascia un commento

Volca Sample

Mentre il mondo delle app musicali si sta velocemente ridefinendo (su iOS8 ultimamente c’è stato un ‘terremoto’ grazie all’introduzione di interapp e al ridimensionamento di Audiobus, su Android Lollipop è arrivata finalmente la bassa latenza e Soundcamp), prende sempre più piede il mercato delle microdevice dedicate esclusivamente alla produzione musicale.
La fortuna che in questi anni hanno avuto device come il Kaossilator, come il ds-10 per Nintendo ma anche come certi controller complessi (come Alesis io-dock, la serie di nano-controller della Korg o la tastiera 49/25 tasti e l’MPC della Akai) avevano fatto ben sperare per lo sviluppo di questo segmento del mercato.

korg Volca Series

Korg Volca Series

Qualche tempo fa ha fatto la sua comparsa sul mercato la serie Volca della Korg.
Le prime device uscite (Volca Bass, Volca Keys e Volca Beat) non erano niente altro che una tiepda imitazione della 303, della 606 etc. della Roland (sebbene con il midi), e non avevano riscosso la mia ammirazione incondizionata, anche se naturalmente offrivano molto di più (come implementazione e funzionalità) dei modelli a cui si ispiravano.
Ma il Volca sample è tutto un altro discorso, specialmente se considerato in tandem con i software dedicati che si trovano gratuitamente negli store.
Qualche dettaglio:
microdevice grande come un iPad mini (naturalmente non come spessore!),
– 100 suoni campionati preset
– un sequencer con 10 pattern e 6 song
– registra l’automazione dei molti controller associati ad ognuna delle 10 voci possibili
– possibilità di disattivare i singoli step
– presenza del riverbero (attivabile/disattivabile per ogni step in modo selettivo).
Completa il quadro un connettore midi in e un’entrata/uscita sync in/out, per poter dialogare con gli altri Volca o con altre device che usano un metodo di sync analogo (es. il Korg Monotribe).
Se il menù sonoro del Volca sample finisse qui, sarebbe comunque interessante, ma non così tanto…

Korg Audiopocket App

I 100 suoni presettati possono essere sostituiti con campioni custom tramite l’app Korg audiodesk, che mostra anche la forma dell’onda dei preset e permette di sostituire i campionamenti del banco default con wav custom di qualunque frequenza.
Tramite questa app originale Korg, disponibile per iOS, si possono eliminare tutti i campioni in un colpo solo, ripristinare i suoni di fabbrica o decidere quale preset sovrascrivere con le proprie wav personalizzate (anche tutti).
Ma sinceramente, a parte queste funzioni base, l’app Korg non offre molto di più.
Dato che Korg ha reso disponibile la SDK del Volca Sample, sono tuttavia state svluppate da terze parti interessanti app che permettono alcune funzioni in più rispetto all’app ufficiale della Korg, sicuramente quella più interessante è prodotta dallo stesso sviluppatore che ha creato Caustic, adesso disponibile sia per Android che per iOS e completo di tutte le funzioni che ci si aspetterebbero da un software di fascia medio alta, come implementazione MIDI, export delle tracce singole, bassa latenza, un synth modulare etc.etc.

Sample Cell Volca Editor

Sample Cell Volca Editor

Il software di Single Cell, oltre a garantire tutte le funzioni dell’app Korg ufficiale, mette a disposizione un editor audio completo con cui è possibile modificare il campione con una precisione al singolo frame, normalizzarlo, sfumarlo, eliminare il DC offset, mixarlo con un altro campione e soprattutto processarlo tramite effetti (gli stessi di Caustic), con preview in tempo reale. Gli effetti saranno applicati uno per volta, senza limitazione al numero di processamenti. E’ presente naturalmente l’undo e il redo e addirittura è possibile renderizzare il suono da un synth incluso con l’editor (menù tools):  è il synth sfxr, presente anche in Caustic come easter egg (è necessario attivarlo con un trucco, se volete che appaia anche nel vostro Caustic). Sfxr produce suoni da videogame molto carini per le percussioni, ma può essere usato per produrre anche altri tipi di suono.

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Se quindi consideriamo il Volca sample, in tandem con una device mobile qualsiasi, diventa una specie di estensione di Caustic, io l’ho provato sul Note 2 della Samsung, su iPad mini ultima generazione, su iPad standard, su Iconia A500, ma anche su PC/Mac, ed è stato sempre molto pratico.
Mentre con Volca Bass/Keys/Beat non era possibile fare una intera performance (se considerate come device singole), cone un Volca Sample singolo è possibile fare molto di più e in modo molto più completo: si tratta di campioni, quindi, virtualmente, di qualunque suono compresa la voce.
Se fossi io la Korg accenderei un bel cero che ci sono sviluppatori che riescono a garantire a gratis tutta questa qualità…
Visto il costo molto contenuto della device e le possibilità che offre, un pensierino, se fossi in voi, ce lo farei.

Caustic 3 su Android, iOS e Win

1 gennaio 2014 2 commenti

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Finalmente, dopo una attesa lunga mesi, è uscito Caustic 3, l’app nata per Android e che da sola meritava l’acquisto di una device con questo sistema operativo. Il salto in avanti che è stato fatto questa volta da SingleCell è enorme. Se Caustic 2 era una bella applicazione, la versione 3 lo è molto di più.
Ma vediamo le novità.
Caustic 2 aveva essenzialmente 4 tipologie di generatore sonoro: un synth a wavetable, una simil 303, un synth a campioni e una drum machine a campioni.
Gli ‘slot’ popolabili con questi generatori in Caustic 2 erano in numero ridotto, in tutto 6.
Anche la sezione effetti riservata al master era particolarmente limitata.
I vari parametri erano automatizzabili, ma senza possibilità di intervenire graficamente nell’editing.

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Caustic 3:
– molti nuovi tipi di generatore: un synth fm, un vocoder, un synth espressamente dedicato ai pad, un synth per suoni chip-music, un generatore di suoni d’organo, e per concludere, il pezzo forte, un modulare completamente configurabile con tanto di patch cords ‘old fashoned’ (con i cavi colorati!)
– 14 slot liberamente popolabili
– nuova sezione effetti per il master
– nuovi effetti insert per i canali
– modalità grafica di editing dei parametri sia a livello di singolo pattern che a livello globale dell’intera canzone
– nuovo editor di file audio integrato con tutti i comandi più tipici (cut, copy, paste, fades, normalize etc.) e con riconoscimento automatico del pitch prevalente del campione
– sempre dall’editor di file audio (che si apre cliccando sull’icona a forma di onda nel vocoder) è inoltre possibile accedere (attraverso ‘tools>>vocalize’) all’applicazione addizionale gratuitaVocality(scaricabile da Google Play Store), un sintetizzatore vocale che si appoggia sul motore TTS di Android (disponibile un pacchetto addizionale per le lingue eventualmente non presenti nella device: c’è anche l’italiano!). Le frasi prodotte da Vocality saranno automaticamente aperte dall’editor audio di Caustic 3, basterà premere semplicemente il bottone Render; la frase potrà quindi essere usata direttamente nel vocoder, utilizzando poi come carrier sia l’oscillatore interno del vocoder stesso, che un altro dei generatori sonori presenti in Caustic 3, a scelta.
– la modalità di programmazione di tutte le device è stata unificata, adesso tutti i generatori possono avere il piano roll e i pattern a scelta
– stesso discorso vale per il sequencer: molte le migliorie, come l’editing grafico dei parametri ricordato poco sopra
Caustic adesso espone un proprio ftp dal quale poter caricare e scaricare i file audio
– l’interfaccia audio è selezionabile (es Android audio o Open SLES a bassa latenza), il midi è stato perfezionato, la latenza complessiva midi/audio su sistemi 4.2 e sup è finalmente medio-bassa, comunque ampliamente utilizzabile a livello operativo.

 
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La novità più consistente è comunque il modulare, la quantità e la qualità dei moduli di cui dispone, le possibilità infinite di configurazione ne fanno un piccolo capolavoro a sé stante.

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Come se non bastasse, Caustic 3 è scaricabile gratuitamente nella sua versione per Windows, e si tratta della versione completa e perfettamente funzionante, non di una demo segaiola come ce ne sono molte in giro.
E per concludere, dato che il livello di una applicazione come Caustic 3 è ormai senz’altro analogo ad altre applicazioni simili per iOS, SingleCell non si è fatta mancare niente e l’ha pubblicato anche per iOS a 8.99 € , naturalment1e compatibile con Coremidi…adesso, se i developers di SingleCell riuscissero ad implementare rapidamente sia Audiobus che InterApp bus, con un colpo solo si porterebbe a casa il primato di miglior app audio cross platform….

Amo Nanostudio per iOS, ma non così tanto da non accorgermi se un’altra app, magari proveniente da un altro sistema operativo, le strappa gradualmente lo scettro….

(3d image rendering by Teotigraphix)

Potendo scegliere, che audio app comprare?

24 marzo 2013 2 commenti

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Trovandosi nella situazione di avere un tablet nuovo e dovendosi scegliere dei programmi per iniziare a suonare, approfitto per dare la mia personale lista di indispensabili divisi per categoria (e per sistema operativo)…le app ormai sono tantissime, e anche quesa lista non sará breve….

Per i fortunati che hanno scelto un ipad:

Sequencer audio midi
Meteor
Cubasis
BeatMaker

Multitraccia audio
Multitrack DAW
Auria con plugin di effetti di terze parti
Studio.HD (con Looptastic.HD e Grüvtron)

Synth studio
Nanostudio
Aurora
iTenorion
Tabletop con iMPC e Arturia IMini
Mint.io
Rythm Studio
Sunvox
iSequence
Rebirth
Technobox2

Synthesizer:
Sunrizer
Korgs
Mini Synth pro
aniMoog
Alchemy mobile
Addictive synth
NLog synth
Arctic Keys
Novation Launckey
Magellan

Drum Machine:
DM1
Molten Drum
MiniDrum Pro
Impaktor

Per chi invece ha ripiegato su Android:

Sequencers Audio midi:
Pocketband Uloops
Zquence Studio

Synth Studio:
Caustic
MikroWave
rd3 Hd
AudioID
AudioTool Sketch
sequencer (ancora nel sito del developer non c’è una sezione dedicata a questa app, ma dato che per lo standard android è molto promettente, l’ho citata lo stesso…e poi è gratuita, cosa rara per applicazioni musicali di qualitá)
sunvox

Multitraccia audio:
Audio Evolution mobile
Reloop
J4T multitrack
loopstack

Drum machine
Electrum
Supreme MPA
Cadeli Drum Machine

Sampled sequenced loop machine:
Spc
mixxmachine studio (l’ultima versione ha l’automazione!)
milky tracker

Synthesizer:
Synprez FM1
Squareone Bassline Synthesizer
Common Analog Synthesizer
Common FM synthesizer
EerieSynth
Droidbeat synth, (ancora non c’è un sito dedicato a questo particolarissimo synth, dal carattere molto sperimentale, quindi ho indicato direttamente la pagina di Google Play Store)

Naturalmente di app ce ne sono molte altre (ma non troppe, almeno per Android, e certo le peggiori per Android non riescono a concorrere con le peggiori per iOS)…poi si sa, di necessitá virtù, io negli anni ’80 riuscivo a suonare con il Casio VL-Tone, sicuramente con Android qualcosa di buono si riesce a fare, ma la gara con iOS ormai è persa da tempo (almeno per quel che riguarda l’audio!).

Categorie:Android, iOS devices

Audiobus, la grande occasione per iOS

16 febbraio 2013 Lascia un commento

Prima di scrivere un pezzo su Audiobus ho voluto aspettare che l’applicazione e quindi la tecnologia che sottintende fossero abbastanza mature da poterne parlare senza paura di smentite. E’ arrivato il momento, Audiobus è tra noi. Cosa è? E’ in prima istanza una nuova app per iOs che permette di far comunicare tra di loro alcune applicazioni audio. inoltre è una tecnologia audio che probabilmente diventerá di sistema nelle prossime release del firmware Apple. Inizialmente la lista di applicazioni compatibili era veramente limitata, quindi l’interesse scatenato dall’uscita dell’app era comunque limitata. Oggi tutte le maggiori applicazioni hanno aggiunto la compatibilitá con Audiobus, rendendolo di fatto il futuro dell’audio su iOS. L’applicazione si avvale di tre sezioni nodali: input, effetti, output.

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Le applicazioni compatibili possono funzionare come emittenti di suono, riceventi, o effetti (da cui ‘passare’ il suono stesso). Questo permette di usare ad esempio un synth per registrarlo in diretta in un multitraccia compatibile impostato come input, filtrandolo magari da un effetto intermedio. Le combinazioni possibili ormai sono molteplici, questo anche perchè alcuni programmi (soprattutto synth) possono fungere allo stesso tempo sia da output che da input che da effetti. Tutti i sequencer più accreditati, come Steinberg Cubasis, 4pockets Meteor, ma anche un ottimo multitraccia come Multitrack DAW o un loop recorder come Loopy HD hanno aggiunto Audiobus nel loro arsenale, permettendo di avere dentro un solo iPad uno studio completo composto di strumenti virtuali, effetti, multitraccia audio/midi etc….per il midi, infatti, si può sempre ricorrere a quello virtuale o a quello wifi, come anche il coremidi standard e device esterne, che ci garantisce così in una sola device non solo di ‘imbrigliare’ l’uscita audio in canali virtuali distinti, ma anche di poter registrare le note midi emesse dagli strumenti o agganciarsi alla sincronia di un clock esterno. In pratica quello che fa Tabletop dentro un ambiente chiuso e proprietario, lo fa in qualche modo anche Audiobus con l’ambiente iOS e le sue innumerevoli applicazioni audio. Sicuramente tutti i migliori synth per iOS Audiobus ce l’hanno giá: i Korg, Sunrizer, Magellan, NLogSynth Pro, Artic Keys, Thumbjam, Rebirth, Aurora e anche una buona schiera di drum machine, come Molten Drum, Funkbox, DM1 e tante altre (vedi il sito ufficiale dell’applicazione che le elenca tutte http://audiobn.us/).

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Categorie:iOS devices

Connect 502 USB come soundcard per il vostro iPad

11 giugno 2012 Lascia un commento

connect 502 usb

Se acquistare la Alesis IO Dock non é per voi una opzione percorribile, ma volete qualcosa in piú della ION URecord, ecco una buona occasione per tirare in ballo un micro mixer usb assolutamente non specifico per iPad, ma che invece funziona a meraviglia in tandem con il tablet Apple….L’ho scoperto per caso e subito acquistato (50 euro) poche settimane fa ad una fiera dell’elettronica….
Si chiama Connect 502 USB ed é un piccolo mixer audio a 5 canali (un ingresso mono, due ingressi stereo), input bilanciati, preamplificatore in Classe A, equalizzatore a due bande, controllo del gain, pan, peak led, phantom power per microfoni professionali, uscite linea e uscita cuffia con mini-jack e jack ‘normale’. Al centro del mixer campeggia il connettore usb che permette di connettere l’iPad (naturalmente tramite Camera Connection Kit, il cosiddetto CCK).
Il mixer in realtà é una normalissima scheda audio usb universal, quindi driverless (come é necessario che sia perché una periferica usb funzioni con l’iPad), e dato che il mixer ha una alimentazione propria (in dotazione) non si pone nemmeno il problema dello scarso amperaggio del connettore dell’iPad…é vero, rispetto all’Alesis IO Dock non c’é il midi, ma per la sezione audio la dotazione é alquanto simile, se non addirirtura migliore.
E pensandoci bene, con un mini-hub usb compatibile iPad (ne ho visti diversi in fiera, anche se poi non l’ho acquistati e quindi non posso dire se funzionano davvero come ci si potrebbe aspettare) nulla vieta di utilizzare il coremidi tramite un secondo connettore usb tra quelli disponibili nell’hub (andrebbe provata come opzione, teoricamente sembra possibile e probabile). Non si puó dire che questa sia una soluzione ‘on the go’, perché l’alimetazione del mixer costringe comunque ad un uso indoor, ma lo stesso vale anche per Alesis IO DOCK, che non é certo una periferica mobile
La qualità costruttiva del micro mixer é molto accurata, solida, i connettori e i potenziometri ben distribuiti, le dimensioni molto contenute… Per quanto costa, non credo che si possa trovare di meglio come rapporto qualità/prezzo, e il fatto che in realtà la device sia una scheda audio usb full duplex 16 bit 48 khz, la rende in pratica utilizzabile con la maggior parte delle periferiche che ormai sono a portata di mano un po’ di tutti (es. il portatile, o il fisso di casa, Win o Mac indifferentemente, le device audio usb universal sono comunque perfettamente compatibili con entrambi i sistemi operativi, senza bisogno di nessun driver addizionale…)

Categorie:iOS devices

iPad nuova versione…ne vale la pena?

19 aprile 2012 Lascia un commento

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Come già accaduto gli anni passati, ecco che é arrivata sul mercato la nuova proposta della Apple, il già ‘mitico’ iPad (3)….ma é davvero cosí mitico? Avevo letto nella cartellonistica Apple un grande ‘rivoluzionario’…ma é giustificato?
Ho deciso quindi di comprarlo, stavolta il modello base visto che per il modello precedente avevo scelto un 64 3g, che poi invece ho riempito solo parzialmente, e soprattutto non ho mai, nemmeno una volta, utilizzato il 3g visto che possiedo un mini router wifi ricaricabile che porto sempre con me e che permette di attaccare fino a 25 periferiche, pagando un solo abbonamento…stavolta, quindi niente 3g e niente 64 giga: il modello con 16 giga e la wifi sarà piú che sufficiente per i miei attuali bisogni…
Arrivato a casa l’ho scartato, e ho potuto constatare subito che le differenze con il modello precedente sono davvero impercettibili (un millimetro di spessore in piú, un poco piú pesante, ma la pila per questo é piú duratura), almeno da spento….Ma appena lo si accende il monitor nuovo ad altissima definizione fa davvero la differenza, non c’é pericolo di sbagliarsi con il modello precedente (che si vedeva comunque già benissimo)….ma in realtá, per suonare, io ci faccio veramente poco con uno schermo ultra definito come questo….la nuova caratteristica saliente, per il mio campo di applicazione é piuttosto il diverso processore, un quad core invece del double core standard dell’ipad precedente….anche se per ora non ci sono applicazioni che sfruttano nativamente tutta la potenza di calcolo di questo nuovo processore (se non quelle della Apple), questo tipo di miglioria ha sempre fatto un gran bene al lato applicativo, specialmente al versante del multimedia, goloso di risorse di calcolo…. nella Alesis IO Dock, ad esempio, anche se un po’ a forza, con l’adattatore per iPad 2 ci va lo stesso: l’amperaggio del connettore dock e la piedinatura sono quindi proprio le stesse…nessun pericolo perció di buttare gli accessori, nemmeno copertine e gusci, che calzano un poco piú precise ma si adattano perfettamente anche per la terza versione della device….che dire, vedremo nei prossimi mesi come verrà impiegata l’aumentata potenza di calcolo…

Categorie:iOS devices

Korg Kaossillator: virtual vs real

4 febbraio 2012 Lascia un commento

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Ho comprato il Kaossilator giallo, quello con i suoni del Radias, ormai diversi anni fa (vedi questo articolo), e devo dire che tra tutte le periferiche portatili a pile che ho poi accumulato nel tempo (uno su tutti il Monotron), resta tutt’oggi quella che ha avuto un utilizzo piú concreto…la qualità dei suoni, la loro varietà, la possibiltà di registrare loops e sovraincidere piú layer con preset diversi, la meravigliosa capacità di fare undo se si sbaglia ad improvvisare durante la registrazione, ed infine l’arpeggiator ottenuto con un gate ritmico impostabile su pattern diversi, tutte caratteristiche che rendono il Kaossillator vincente tra le device della stessa fascia di prezzo (es. Korg Monotribe).
Recentemente, per un costo molto inferiore rispetto al Kaossillator hardware, ho acquistato anche iKaossillator, la versione virtuale realizzata da Korg come app per iOS, con tanto di funzione Wist (Wireless Sync-Start Technology) e AudioCopy/Paste.

 

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Intanto la disposizione dei controlli é solo lontanamente imparentata con quella della ‘cosa vera’. I colori dell’interfaccia richiamano piuttosto quelli della versione Pro del Kaossillator, tutto nero con i pulsanti colorati.

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In definitiva, a parte lo spazio di controllo touch yx, logicamente molto simile in tutte le versioni della device, i due strumenti più che essere uno il corrispettivo virtuale dell’altro sono piuttosto l’applicazione di una stessa idea con modalità profondamente diverse. iKaossillator é essenzialmente piú manovrabile nella miscelazone delle voci disponibili. La funzione di solo e mute dei singoli canali risulta particolarmente utile, e non trova un equivalente nella periferica hardware…se risulta necessario modificare solo una delle voci, basta selezionare il colore ad essa associato e reimpostare il preset e le note con il touch pad…nel Kaossilator vero si puó fare tutt’al piú undo dell’ultimo layer aggiunto, ma non piú di questo: non è possibile risalire alle voci registrate inizialmente per sostiuirle o modificarle…
Altro punto a favore della versione virtuale é sicuramente l’archiviazione dei loop prodotti, anche perché la versione hardware non ne dispone affatto: la sola memoria presente è quella volatile con cui la macchina lavora in real time, e l’unico modo per salvare il proprio lavoro é campionare direttamente l’output con una device esterna…
Ed ancora: con la versione virtuale si puó cambiare preset ad una frase appena registrata, cosa del tutto impossibile nello strumento ‘vero’ in cui le frasi vengono catturate direttamente come flusso audio già renderizzato e non piú modificabile. Dallo stesso loop multitraccia si potranno quindi produrre infinite variazioni, ciascuna con un set diverso di sonorità. Il pad di controllo di iKaossilator tiene inoltre una traccia visiva dei movimenti prodotti con le dita sul touch screen: questa caratteristica risulta particolarmente utile per cogliere subito a prima vista come é stato prodotto effettivamente il loop, e tramite il colore, a quale voce appartiene tra quelle disponibili.

Ma uno strumento musicale é in prima istanza il suono che produce, e in questo campo tra la cosa vera e la versione virtuale non c’é proprio gara…ecco perchè il mio mostrino giallo costa 15 volte di piú dell’app per iOS. Non scordiamoci che il synth ‘vero’ contiene un loop recorder che garantisce infinite sovrascrittre sound on sound, mentre la versione virtuale offre solo 5 voci in contemporanea. La memoria volatile del synth hardware può essere utilizzata anche in modo alternativo, raddoppiando così il numero di battute disponibili per il loop recorder (Modalità double lenght loop) si otterranno in questo modo loop di due battute invece della singola disponibile di default all’accensione del dispositivo (ma rinunciando cosí all’undo).
Ma la prova definitiva per uno strumento musicale è quella della resa in registrazione.
Registrando qualcosa con entrambe le periferiche e poi riascoltando, la differenza parlerà da sola, senza bisogno di ulteriori elucubrazioni. La versione virtuale é di alto lvello, con una buona interfaccia di controllo, una generosa selezione di suoni ed effetti, ampie possibilità di editing, ma per una produzione vera offre sonorità troppo standard (non é ne’ Animoog ne’ Sunrizer, per intendersi). Se ne coglie subito la similitudine con l’equivalente hardware: si intuisce che alla Korg hanno tentato di riprodurre fedelmente la wavetable del Kaossillator (a suo volta ripresa dal ben piú costoso Radias), ma l’effetto globale é meno riuscito, non così sorprendente, piú allineato con ciò che si produce con altre app dello stesso ambito (mi viene in mente iMaschine di Native Instruments, MetaDJ di Sound Trends, DopplerPad di Retronyms, ma anche TNR-1 della Yamaha o Aurora della 4Pockets…sebbene piú tradizionali, offrono in realtà possibilità molto simili).

OMAC, WIST e Background Audio: le nuove mete su iPad

29 novembre 2011 Lascia un commento

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Qualche tempo fa la possibilità di connnettere il mio cavo usb-midi al CCK dell’iPad mi sembrava già di per sé una conquista da sogno. Qualche mese prima, il Line 6 Midi Mobilizer mi aveva deliziato oltremodo permettondomi di connettere l’hardware midi tradizionale, collezionato per anni, e di farlo collaborare concretamente con le app iOS che avevano aderito allo standard e avevano implementato la porta midi 3rd party. Con l’acquisto del secondo iPad, l’affermazione definitiva del CoreMidi e la possibilità di connettere le due periferiche tra di loro, all’inizio via cavo (utilizzando da una parte il Line 6 Midi Mobilizer, dall’altra il Camera Connection Kit) e successivamente tramite un network wifi midi, mi avevano permesso di destinare le due porte fisiche delle device agli altri miei strumenti elettronici: finalmente un solo grande sistema midi ibrido, in parte hardware, in parte software (la bassa latenza del software ormai lo permette).
Ma quello che é accaduto negli ultimi mesi é stato il passo definitivo che ha consacrato davero l’iPad come periferica concepita principalmente per fare musica. Nessun’altro tipologia di applicazione su iPad é riuscita a sfruttarne cosí profondamente le risorse hardware… Verrebbe quasi da scrivere frasi come: l’audio é la sua funzione ‘naturale’, é stato ideato apposta…ed infatti dovrebbe far riflettere la presenza del CoreMidi già da diverse release. In realtà, CoreMidi insieme a CoreAudio, sono le uniche funzionalità davvero ‘verticali’ in iOS, le sole con un grado di complessità da ‘vero’ sistema operativo.
E adesso, per giunta, su iOS é iniziata l’era del virtual midi ….

La Open Music App Collaboration (OMAC), è l’alleanza degli sviluppatori iOS che hanno ideato un sistema per far dialogare le applicazioni audio/midi tra di loro (sullo stesso iPad, ma anche su iPad diversi). Oggi, dopo una fase iniziale di startup e di stabilizzazione degli standard, finalmente stanno raccogliendo i frutti del loro lavoro.
Tutto questo è possibile perchè gli sviluppatori hanno individuato un modo per inviare segnali midi da una applicazione iOS all’altra, come anche le regole secondo le quali queste applicazioni devono comportarsi, per esempio disabilitando l’audio engine di una delle due per liberare il processore.
Un musicista iOS può finalmente combinare synths, sequencers, controllers, e sperimetare in modo creativo connessioni finora inedite.
Forse è sbagliato entusiasmarsi troppo per questa nuova possibilità, potrebbe sembrare una conquista minore passare i dati midi da una applicazione all’altra, invece è davvero l’inizio di tutto se si vuole davvero fare dell’iPad una device per fare musica a livello pro. Un po’ quello che è successo a suo tempo con i vstinstruments: in quel caso però tutto accadeva dentro a Cubase, che funzionava come ambiente virtuale, nel caso dell’OMAC, invece, è iOS ad agire da ambiente comune.
Il virtual midi per iOS trova tuttavia il suo paragone piú calzante con l’interfaccia audio software ‘Jack’ presente nelle varie distro Linux con vocazione musicale (es. Agnula).
Anche in quel caso, infatti, per tutto ció che riguarda audio e midi ci si appoggia ad un sottosistema (Jack, appunto) e ad esso fanno riferimento tutte le applicazioni istallate per le necessarie interconnessioni virtuali.

Oltre ad OMAC, su iPad c’è anche WIST (Wireless Sync-Start Technology), il nuovo standard collaborativo di casa Korg che permette di far partire in sync due o più applicazioni (tra quelle che aderiscono allo standard) su periferiche iOS distinte.
La trasmissione del segnale di sync tra device è garantità dal bluetooth. Oltre alle app di casa Korg, il numero di applicazioni che aderiscono a questo standard è in continuo aumento: in questi giorni ad esempio è diventato compatibile Addictive Synth, mentre lo erano già da tempo Tabletop, Rebirth, Arctic Synth, NLog, Bassline etc.

Perchè tutte queste tecnologie siano in grado di funzionare cooperativamente è necessario che tutte le app mantengano il loro focus ‘sonoro’ anche in backrgound.
Quando un synth ha la capacità di funzionare in background e dispone di una qualsiasi implementazione midi, tramite l’utilityMidibridge‘ (6.99 €) sarà possibile connetterlo senza difficoltà a qualunque altro standard midi tra quelli disponibili su iOS (CoreMidi, Line6 Midi Mobilizer, Network Wifi Midi), anche se nativamente non previsto dall’applicazione.
Un esempio concreto: SampleTank per essere pilotato da un controller midi esterno ha bisogno della suo connettore dedicato, Midirig, prodotto dalla stessa IK Multimedia, altrimenti ci si dovrà limitare alla sola tastiera touch.
Con l’utility MidiBridge invece sarà possibile controllare SampleTank tramite Coremidi, oppure con Line 6 Mobilizer
Ma va ribadito che perché il ‘miracolo’ funzioni é essenziale che l’applicazione non interrompa il suo flusso audio/midi quando in background.
Non si tratta quindi solo di funzionare in multi-tasking, ma piuttosto di condividere l’hardware audio/midi. La possibilità di riprodurre background audio ha proprio questo scopo: permettere a varie applicazioni di accedere cooperativamente agli I/O dell’iPad. Questo tipo di funzionalità ‘avanzata’ ha bisogno di risorse e potenza di calcolo, si tratta in definitiva di eseguire piú applicazioni contemporaneamente: per questo é chiaramente piú indicato un iPad 2, ma se si presta particolare attenzione alla gestione del multi-tasking si possono ottenere discreti risultati anche su iPad prima versione.

Categorie:iOS devices

Alesis iO Dock per iPad: audio e midi in una sola periferica

15 novembre 2011 22 commenti

Ho deciso di utilizzare le schede audio/midi compatibili iOS acquistate fin qui (Line6 Midi Mobilizer, ION Mixmeister, iMic e  altre periferiche di tipo usb compatibili con CCK etc.) solo con il mio iPad prima versione, e comprare invece una nuova docking station audio/midi per il mio iPad 2: Alesis iO Dock….La Dock fornisce un set completo di collegamenti, con tutto il necessario per ottenere una qualità audio professionale, preamplificazione microfonica in Classe A e alimentazione Phantom per microfoni a condensatore, controlli separati per il gain del segnale in ingresso e registrazione a 24bit.

Questo il set di connessioni disponibili:

Ingressi
2 input XLR-1/4″ (TRS bilanciati): Ognuno dei due ingressi bilanciati TRS fornisce un controllo per il gain e l’alimentazione Phantom per microfoni a condensatore; gli ingressi possono essere usati singolarmente, come mono input, in modalita diverse selezionabili liberamente per ognuno dei due ingressi (guitar, bass, mic, line), oppure combinati in un unico segnale stereo.
Tramite un selettore a pulsante è possibile attivare il Direct Monitoring, che permette di ascoltare l’audio in entrata senza i ritardi standard dovuti alla latenza.

1 input midi DIN pentapolare, lo stesso formato midi standard presente negli strumenti musicali veri e propri

1 input midi usb: to host, unisce in una sola connessione usb sia input che output midi verso un pc o un mac…non è invece compatibile con le attuali periferiche midi usb quali controller e simili, perchè il connettrore midi usb non è alimentato

1 input per pedale d’espressione (FootSwitch), che può essere usato anche come controller buleano start/stop utilizzabile in associazione con uno dei sequencer coremidi disponibili attualmente su appstore

Uscite
2 output 1/4″ (TRS bilanciati): ogni uscita possiede un controllo indipendente per il volume.

1 output 1/4″ (cuffia): l’uscita della cuffia, tramite il selettore del Direct Monitoring, permette di alternare tra l’ascolto del segnale in ingresso non processato (nessuna latenza) e quello risultante dall’elaborazione audio (quindi con una seppur minima latenza)

1 output video RCA (composito): un’uscita video standard per collegare la Alesis iO Dock alla TV, al proiettore o al monitor del computer

1 output midi din pentapolare (vedi quanto scritto per l’input midi pentapolare)

1 output midi usb (to host, vedi quanto scritto per l’input midi usb)

La docking station possiede un proprio firmware (attualmente alla versione 1.05) che permette di mantenere aggiornata la periferica al variare delle funzioni del sistema operativo o della piedinatura del connettore dock dell’iPad, rendendola di fatto un investimento duraturo nel tempo (a differenza di altre periferiche audio/midi più economiche senza un firmware interno aggiornabile: ho verificato che spesso, in occasione delle major release del sistema operativo, molti degli accessori diventano di fatto inutilizzabili).
Compatibile anche con iPad prima versione, permette l’utilizzo di iPad 2 grazie ad un distanziatore che adatta perfettamente le dimensioni del vano ad incastro del dock.
Alesis IO Dock non è propriamente uno strumento portabile, visto che non dispone di una propria alimentazione a batterie, ma questa scelta del costruttore è giustificata dall’alto assorbimento elettrico della Phantom Power per microfoni a condensatore (48 volts).
Compatibile con una grande quantità di applicazioni audio/midi attualmente disponibili su appstore, risulta particolarmente interessante in congiunzione con Midibridge (6.99 €), che permette di collegare tra di loro i vari standard midi presenti attualmente nell‘iPad: CoreMidi (lo standard iOS utilizzato dagli output pentapolari presenti nel dock), Line 6 Midi Mobilizer, iRigMidi, midi wifi network (networked CoreMidi), usb midi tramite CCK.
Alesis iO Dock è senz’altro lo strumento idoneo per finalizzare le proprie produzioni audio/midi, iniziate magari ‘on the go’ con altre periferiche più portabili (ma meno fedeli): se con la musica fate sul serio, non potete farne a meno…

Categorie:iOS devices

La guerra dei synth su iOS

30 ottobre 2011 5 commenti

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Da quando sull’iPad il Coremidi ha sancito definitivamente la vocazione musicale della device, si sono avvincendate su AppStore molte app dedicate espressamente alla sintesi sonora.
All’inizio erano un po’ dei giocattoloni, ma gradualmente si sono trasformate in veri synth (vari tipi di sintesi) con implementazione midi di tutto rispetto.

Dato che quelli davvero eccezionali si contano sulla punta delle dita, vale la pena di ricordarli velocemente per chi volesse orientarsi nella scelta.

In questa selezione non ho volutamente incluso tutti quei synth, ormai davvero molti, che hanno un’interfaccia sperimentale, spesso orientata alla performance: sono di per sé molto interessanti, una delle vere novità dell’iPad, dato che riescono a garantire una espressività del tutto inedita per uno strumento elettronico ‘moderno’, ma non rientrano tuttavia nello spettro d’analisi della presente indagine. L’esclusione é motivata dal fatto che questa tipologia di generatori resta al confine tra varie categorie di strumento: controller/synth/sample player/effetto/vocoder e quindi merita una collocazione propria.

E non ho voluto nemmeno inserire quelle app che si propongono come veri e propri studi integrati completi.  Al loro interno ci sono spesso dei synth eccezionali, ma sono solo una parte di un tutto più complesso.

Quindi non includeró Nanostudio, Music Studio, Beatmaker2, iSequence, Fruity Loops HD, ma nemmeno i meravigliosi strumenti Korg, forse i migliori nel panorama dell’iPad, o Rebirth e Tabletop, Rythmn Studio e Synthstation, Aurora e Meteor, iSyn Poly e Sunvox….(e questi sono solo alcuni, i migliori secondo me, ma la lista potrebbe diventare davvero lunga, volendo).

Quelli elencati a seguire, invece, sono a mio avviso i veri campioni della categoria ‘traditional synth‘: l’emulazione visiva, tattile e sonora di quello che i synth ‘veri’ sono stati nella realtà ‘fisica’ degli ultimi anni (pre-iPad):

NLog Pro: sintesi di tipo analogica-virtuale, probabilmemte quello con la storia piú lunga su iOS insieme a MiniSynth Pro, molte versioni prima per ipod/iphone, fino a quella ‘definitiva’ per iPad con Coremidi. Le possibilità offerte sono molte, si possono creare pattern con il sequencer interno, registrare frasi per poi esportarle con audiocopy, e salvarle praticamente in tutte le estensioni piú diffuse (midi, wav, formato proprietario). Naturalmemte non manca l’arpeggiatore. La qualità del suono é eccezionale, l’interfaccia curatissima e ben equilibrata (molto retró). La grande quantità di controlli disponibili, caratteristica di solito apprezzabile, costringe l’utente a muoversi continuamente tra le diverse schermate del synth: tali schermate sono raggiungibili solo dalla schiera di ‘bottoncini’ posti in alto, nel bordo superiore del pannello: forse, se i bottoni fossero stati un po’ più grandi, e soprattutto più sensibili al tatto, sarebbe stato più ‘naturale’ navigare da una schermata all’altra (è l’unico difetto a mio avviso veramente ‘rilevante’).

Sunrizer: tipo di sintesi analogica-virtuale, con le stesse SuperSaw presenti nello storico Roland JP-8000, é stato accolto da tutti come il campione del suo genere, ed ha infatti sorpreso piacevolmente con suoni superiori, definitissimi. Ma il panorama di questo tipo di applicazioni è in continuo divenire, e su AppStore sono seguiti rapidamente altri ‘campioni’, come ad es. Arctic Keys e Animoog. Come in tutti gli altri synth di questa categoria uno step sequencer / arpeggiatore interno permette di creare frasi complete, che vengono poi suonate sulla tonalità della nota premuta. Si possono registrare frasi in diretta e salvarle come file, oppure esportarle verso altre applicazioni all’interno dell’iPad con AudioCopy. L’interfaccia di questo synth ha fatto subito tendenza, e persino la 4Pockets l’ha scelta per i Virtual Instruments del suo multitraccia audio Meteor.

Animoog: tipologia di sintesi analogica virtuale classica incrociata con la sintesi vettoriale, ovvero tramite Anisotropic Synth Engine (ASE), un synth realizzato per lo storico marchio che ha segnato lo sviluppo del sintetizzatore come strumento musicale…appena uscito su appstore, entra di diritto nella categoria synth tradizionali, sebbene la keyboard utilizzata in questa versione non sia di tipo ‘standard’ (una tastiera a sensori a forma di diapason, con scala tonale selezionabile a priori). Le capacità espressive sono incredibili, il suono può essere controllato in molte delle sue sfumature, agendo sui sensori tonali dinamici ma anche sul display a fosfori verdi in cui viene rappresentata graficamente la sintesi sonora. La user inteface, ricca di schermate e di strip a scomparsa, farà comunque sentire a proprio agio gli amanti dei synth classici. Offerto a prezzo speciale per i primi giorni (0.79 €), è subito balzato in testa alle classifiche superando persino Garageband (per diverse settimane). Attualmente staziona al secondo posto della classifica di categoria. Vale veramente la pena, se non sapete quale scegliere, iniziate intanto con questo….

Addictive Synth: tipologia di sintesi a 6 wavetable dinamiche, il synth è prodotto dalla stessa software house che anni fa pubblicò lo storico VSTi Virsyn. Addictive Synth possiede le stesse caratteristiche ‘jolly’ dei synth che lo precedono in questo elenco (ovvero phrase seq, arpeggiator, loop recorder etc), ma offre anche il morphing tra le sue wavetable ed uno step sequencer/arpeggiator più completo ed articolato. Proprio grazie alla presenza di questo step sequencer/arpeggiator, riesce a spaziare dai textured pad alle synth line ritmiche e pulsanti. Attraverso un’icona raffigurante due dadi si potranno randomizzare a piacere tutti i parametri presenti. La dotazione di preset è già particolarmente generosa: uno spazio di controllo yx aiuta ad allargare ancora di più la tavolozza espressiva offerta dal synth. Naturalmente CoreMidi, AudioCopy/AudioPaste e File Sharing via iTunes.

Artic Keys: tipologia di sintesi analog modelling, il synth, appena uscito, gode già di una discreta fama; interfaccia molto densa e rifinita, dotazione completa in linea con i colleghi piú maturi, midi cooperativo (ovvero puó controllare/suonare insieme ad altri synth sullo stesso iPad, o su iPad diversi nella stessa wifiLan). Ha un phrase sequencer/arpeggiator per automatizzare note e controllers, oltre naturalmente ad un loop recorder con AudioCopy/AudioPaste. Lavora in tandem con una drum machine della stessa software house, Molten Drum, anche se ormai i sofware che aderiscono allo standard OMAC, come anche il WIST o il Wireless Networked CoreMidi, aprono di fatto nuove strade creative nella collaborazione audio/midi tra applicazioni e device.

Alchemy Synth: tipologia di sintesi vettoriale mista (additiva, sottrattiva, granulare, campioni), dalla Camel Audio ecco un altro synth davvero spettacolare, dall’interfaccia utente innovativa (sempre ‘traditional‘, con tastiera e potenziometri da spippolare). I preset, condivisi con la versione desktop (come accade con Crystal XT), sono costituiti da frasi o campioni emessi da 8 sources contemporanee: attraverso il touch screen ci si potrà muovere ‘vettorialmente’ tra le 8 sorgenti sonore. La versione gratuita offre già in partenza una vasta selezione di preset: dopo essersi registrati nel sito dello sviluppatore sarà possible scaricare gratuitamente un banco di suoni addizionale. Dato che i preset contengono al loro interno 8 sorgenti sonore ciascuno, molti nuovi timbri possono essere ricavati giocando con il grande controller vettoriale che campeggia nel centro del display. Oltre a questo, c’è un looper di frasi ritmiche con una discreta selezione di loop preconfezionati. Se la versione gratuita non è abbastanza, si potrà allora acquistare la versione full, che permetterà di condividere preset con l’applicazione desktop in modo da creare banchi di suoni aggiuntivi (invece di acquistarli raggruppati in pack tematici come inapp purchase).

MiniSynth Pro: tipologia di sintesi sonora analogica virtuale, UI molto particolare (simile in qualche modo a NLog Pro, in legno, ma ancora più retrò), suoni molto analog oriented, mini sequencer interno, arpeggiator, loop recorder and player, implementazione midi completa, AudioCopy & AudioPaste, export wav e midi….tutto l’armamentario standard offerto degli altri synth della categoria, almeno dai migliori. Il suono, molto ruvido e incisivo, risulta orientato esclusivamente all’emulazione dell’analogico. Proprio in questi giorni è uscita l’ultima release con midi migliorato.

BS16i: tipologia di sintesi sonora wavetable (soundfonts) con implementazione midi completa secondo lo storico standard Creative/Emu. IL modulo sonoro è in realtà la versione per iPad del VSTinstrument Bismark16, uno dei primi VSTi di tipo soundfont player. Sono inclusi gli effetti base del midi (reverb, chorus), e la catena di sintesi tipica delle soundfont, risulta completamente automatizzabile via midi (sia Line6 Midi Mobilizer che Coremidi). Il modulo sonoro offre inoltre un midiplayer interno (purtroppo il player non accetta o emette segnali di sync), e quindi caricando una sf2 con la corretta mappatura GM/GS (anche di alta qualità, con campioni molto grandi), si riescono a riprodurre perfettamente i file midi in formato standard.

Epic Synth: tipo di sintesi sottrattiva orientata all’emulazione dei synth anni ’80, mi ricorda molto i suoni del mio korg poly800 di allora…l’interfaccia è molto realistica ed intuitiva, anche in questo caso c’è l’arpeggiatore, un’implementazione midi abbastanza completa, alcuni effetti basici (3 tipi di chorus). Essenziale nei controlli, offre dei suoni al primo ascolto non proprio indimenticabili…ho però verificato in prima persona che spesso i suoni ‘densi’ e ‘complessi’ utilizzati come demo di un synth, non sono altrettanto adatti al tessuto complesso di una song ‘vera’.  In questo caso invece, i preset di EpicSynth, seppur poco accattivanti al primo ascolto, si integrano perfettamente all’interno di una song, e hanno una resa splendida quando ‘circondati’ dal resto del groove. Il Coremidi e il supporto per Line6 Midi Mobilizer completano la dotazione dello strumento.

CrystalSynthXT: più tipi di sintesi (sottrattiva e FM), semi-modulare, si basa anche su wavetable di tipo soundfont. L’unico synth tra quelli elencati che esce un poco dagli schemi, almeno per il controller a ‘chiocciola’ su 2 ottave, CrystalSynthXT proviene da una versione desktop con una lunga storia alle spalle: per questo mi é sembrato doveroso includerlo, anche se volendo essere pignoli non é proprio di tipo standard. Tramite una serie di inviluppi è possibile creare complessi soundscapes e pattern ritmici molto variegati. L’utilizzo di una wavetable permette inoltre di spaziare dai suoni tipici di un sampler a quelli di solito offerti da un synth (nella wavetable, infatti, si possono usare indifferentemente campioni di grandi dimensione con un proprio inviluppo ‘naturale’, come piccole porzioni d’onda usate come oscillatori, e quindi messe a loop e scolpite con l’inviluppo ADSR proprio del synth). La versione gratuita, perfettamente funzionante, non offre però nessuna implementazione midi. Solo la versione XT, a pagamento, offre tutte le funzioni midi necessarie per un uso ‘pro’, sia in entrata che in uscita.

DXi: tipo di sintesi FM, o Modulazione di Frequenza, come lo storico DX7 della Yamaha, ovvero operatori che si modulano a vicenda secondo complessei calgoritmi di sintesi. I synth come il DX7 hanno sempre offerto grandi possibilità sonore e hanno per questo caratterizzato il suono degli anni 80, ma in realtà sono meno semplici da utilizzare rispetto ad un synth analog standard (di quelli normalizzati, naturalmente: oscillatore, filtro, modulazione, inviluppo): in questo caso, grazie al touch screen, si riesce a muoversi anche meglio tra gli elementi tipici della sintesi FM. In DXI inoltre sono stati aggiunti: un multi-effetto (filter/delay), un sequencer a pattern e un controller xy per gli effetti e i pattern del sequencer. I preset possono essere esportati in formato testuale ed inviati per email. CoreMidi ed un pratico loop recorder/player completano la dotazione di questo synth FM con le altre funzionalità tipiche della categoria.

Dovendo individuare i miei personali ‘vincitori’ tra quelli elencati, io opterei probabilmente per Animoog (espressività) o per Sunrizer (qualità sonora), seconda posizione per Addictive, pari-merito con Arctic Keys e Alchemy Synth, poi i piú tradizionali Nlog pro, Minisynth Pro, Dxi, etc.etc.

Per tutti i curiosi che ancora non si sono avvicinati a questo tipo di applicazioni, vi invito a provare almeno Alchemy Synth, che nella sua versione base é completamente gratuito pur essendo ricco di una ottima libreria di suoni e loop ritmici (dopo la registrazione nel sito dello sviluppatore, si potrà scaricare un ulteriore banco di  preset).
Lo stesso vale anche per Crystal (versione ‘non’ XT, senza midi), gratuito e ancor piú ricco di preset.
Se vi convinceranno in versione free, lo faranno ancor di piú in edizione full: in definitiva i prezzi sono molto bassi se confrontati con un synth hardware con caratteristiche e implementazione midi analoghe.

 

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